04/03/18: LE ELEZIONI PIU’ INUTILI DELLA STORIA?

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Con la sensibilità che gli è propria e la capacità di riflessione che è nota, Nino Carella mette in risalto il clima di sostanziale sfiducia che regna nell’elettorato e che non incoraggia gli astensionisti a venire fuori,ma anzi sembra incoraggiare la direzione contraria. E’ anche vero quello che Nino dice sul fatto che queste elezioni rischiano di essere inuitili. Ciononostante mi sento di dire che l’astensione è il miglior alleato della cattiva politica, perchè è da tempo che nei partiti ci hanno abituato al meno siamo e meglio stiamo. Il tema che va analizzato è che se quel 38 per cento si muove da casa per riprendersi il diritto di decidere, questa decisione rischia di essere importante e di non rendere inutile la tornata elettorale. r.r.

 

nino carella

 

Si avverte un generale scoramento, intorno a una campagna elettorale grigia e apatica, e l’aria che tira è di un massiccio e ancor più alto del già altissimo ricorso astensionismo, male che da tempo affligge la fragile democrazia italiana, e che a parte i requiem delle ore immediatamente successive allo spoglio, poco interessa al nostro ceto politico. Che alla fine meno si è, meglio si apparecchia la tavola.

Più del solito, le vaghe e solite promesse riecheggiano lontane nel vuoto pneumatico di un’offerta politica senza alcun appeal e senza qualità. Peraltro molti, se non tutti, di già provata inaffidabilità.

Probabilmente mai come in questa occasione, nella storia della Repubblica, si era avvertita in tutta la sua tragica completezza la totale inutilità dell’esercizio del voto: liste bloccate (almeno i due terzi dei parlamentari da eleggere possono già decisi e individuati), partiti e partitini guidati dalle vecchie o dalle nuove e già logorate leve della politica, e la mancanza di un voto di “sfogo” alla mai affrontata rabbia sociale che ancora cova sotto la cenere di una debole ripresina economica: anche il Movimento 5 Stelle, infatti, appare adesso la copia sbiadita di quello che sembrava o che avrebbe potuto essere, alle prese con il duro confronto con gli imbarazzanti risultati del pugno di amministrazioni che guida sul territorio, con una guida manovrata da invisibili burattinai, armati di parole d’ordine e slogan ormai appannati, e con i conti aperti sulle umanissime tentazioni dei soldi e della politica, che hanno sgonfiato la granitica immagine da supereroi della politica che erano abilmente riusciti a costruire.

Diciamo la verità: si fa fatica a trovare un’offerta che ci rappresenti, almeno nelle prime forze del tripolarismo italiano, con il Polo berlusconiano tenuto insieme ormai solo dal cerone dell’anziano capopopolo, e con il Polo renziano in caduta libera (almeno stando ai sempre smentibili sondaggi), già ferito da ripetute sconfitte elettorali il cui unico e ultimo scopo appare quello di una improbabile capitalizzazione dei SI del referendum 2016. Agli estremi, una pericolosa destra neofascista e xenofoba, e la nuova edizione della Sinistra di piazza e di Palazzo, entrambe le alternative attrattive solo per gli amanti del genere sadomaso.

Altre proposte sulla carta più appetibili, sbattono sullo scoglio delle soglie di sbarramento che con tutta probabilità, ne sanciranno la sostanziale ininfluenza.

C’è poco insomma per attirare le folle alle urne. Nessun cambiamento appare possibile; peraltro la prospettiva più probabile, quella del megainciucio finale tra polo berlusconiano e polo renziano, con i pentastellati all’opposizione pregiudiziale, caciarona e urlante, altro non sarebbe che il secondo tempo del noioso film in bianco e nero appena trascorso: pur con qualche apprezzabile momento di empatia, comunque troppo brutto per far venire voglia di pagare di nuovo il biglietto.

Il tutto mentre lo stanco teatrino della politica parla solo di alleanze, punta il dito contro gli errori degli avversari, senza un briciolo di idea e di credibilità. Teatrino, peraltro, ormai ridotto a bancomat per le ambizioni personali di questo o quel personaggio, quando potrebbe invece utilizzare gli strumenti a disposizione per affrontare e risolvere i tanti problemi italiani: disoccupazione o precariato ormai diffuso ben oltre la tradizionale fascia giovanile (alla quale si rivolgono tutte le “misure” di incentivo all’occupazione), potere di acquisto di stipendi e salari ai minimi termini, servizi pubblici (volutamente?) inefficienti, magari per lasciare spazi al mercato privato, burocrazia estenuante e improduttiva, infrastrutture da Paese fermo agli anni ’60.

Il 4 marzo, dunque, si corre davvero il rischio che milioni e milioni di italiani se ne stiano a casa a guardare.

  • Per qualcuno sarà un’attiva astensione di protesta.

Per altri, temo la maggior parte, solo il risultato di una sostanziale indifferenza rispetto agli esiti della consultazione politica, e ai risultati di quelle che paiono sinceramente candidate a diventare le elezioni più inutili della nostra storia.

 
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Sull' Autore

Ho impostato il navigatore in direzione aziendale ma, blaterando di democrazia e di sviluppo, ho svoltato a sinistra finendo dritto addosso a un blog: ed erano già passati quarant'anni.

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