Rigenerazione del cuore, origine della vita, i futuri vaccini contro i superbatteri, gli effetti dell’inquinamento sul cervello: sono fra i temi dei 269 progetti che si sono aggiudicati i 653 milioni di euro stanziati dal Consiglio Europeo per la Ricerca (Erc) e destinati a creare circa 2.000 posti di lavoro per ricercatori, dottorandi e altri membri dei gruppi di ricerca. La classifica vede al primo posto la Gran Bretagna, con 66 progetti finanziati, Germania (42) e Francia (34). L’Italia segue un po’ a distanza, all’ottavo posto, con 11 progetti.
Ad aggiudicarsi i progetti italiani sono cinque regioni di Nord e Centro: Trentino, con Università di Trento e Fondazione Bruno Kessler; Friuli con l’Università di Trieste; Lombardia con l’Università Commmerciale Bocconi e quella di Pavia; Toscana con Università di Pisa e Fondazione Toscana Life Sciences, quest’ultima con un progetto coordinato dal pioniere della Ricerca sui vaccini, Rino Rappuoli. Nel Lazio sono stati finanziati ben tre progetti dell’università Sapienza di Roma e uno del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). L’Italia sale invece al quinto posto nella classifica considerando i ricercatori a capo dei progetti perché molti di essi lavorano con centri di ricerca esteri. Considerando invece la nazionalità dei ricercatori a capo dei progetti premiati, mentre le 11 ricerche italiane sono tutte condotte da italiani, nella maggior parte degli altri Paesi almeno una parte è guidata da ricercatori stranieri ospiti. Un dato, questo, che indica come l’Italia non sia, per chi arriva dall’estero, un Paese molto “attraente” in cui andare a fare ricerca.
I 269 progetti finanziati dall’Erc equivalgono al 12% delle 2.167 proposte presentate inizialmente e fra le quali sono stati selezionati. Dei progetti approvati, inoltre, solo il 17% sono coordinati da ricercatrici. Per il presidente dell’Erc, Jean-Pierre Bourguignon, “la diversità e l’audacia delle ricerche presentate quest’anno sono ancora una volta impressionanti”. I progetti selezionati, ha aggiunto, “si avventurano in territori inesplorati, l’ideale per nuove scoperte”. Gli ultimi dati – ha concluso – mostrano che più del 70% dei progetti finanziati dall’Erc ha portato a grossi passi avanti della scienza”.
Questa notizia che proviene dall’Europa pone un interrogativo sulla due distanti esistenti.- quella tra l’Europa e l’Italia, solo ottava , pure essendo la terza economia europea e quella tra l’Italia e le piccole Regioni del Sud, che non sono in grado di agganciare l’eccellenza italiana se non per situazioni ( vedi ASI) che esulano dalla competenza regionale. C’è l’esigenza di un approccio diverso alla ricerca ed è mettendosi insieme a chi ne sa di più, a chi è più avanti di noi, siano esse università o imprenditori o centri . C’è un tessuto generale che per crescere ed irrobustirsi ha bisogno di mani esperte e c’è bisogno di indirizzare i soldi pubblici verso chi è in grado di assicurare il risultato. Da qui l’esigenza di rivedere l’intera politica di incentivazione, evitando che i finanziamenti si limitino a mantenere lo status quo che è come il classico cane che si morde la coda: si finanzia l’esistenza degli apparati, con la speranza che si mettano a cammminare sulle loro gambe, mentre gli altri hanno già due o tre giri di vantaggio: qui ci vuole un miracolo.