I FRATELLI NON LEGANO

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DI GIAMPIERO D’ECCLESIIS

Fratelli, è finita. 

Come Dio ha voluto questa campagna elettorale si è conclusa anche se gli strascichi delle polemiche e delle opposte intemperanze avranno bisogno di un po’ di tempo per essere smaltiti. La parola chiave che userei per definire questa tornata elettorale è tradimento. È iniziata con un tradimento, quella della maggioranza al suo Sindaco Guarente, ed è proseguita con altrettanto, direi conseguente, “tradimento” della base elettorale che ha sostenuto le forze di centro destra cittadino.

Che maggioranza è stata quella che ha sorretto Guarente?

Partiamo da qui.

La maggioranza che ha sorretto il Sindaco uscente è stata una maggioranza largamente scadente, diciamolo pure. Incapace di fare squadra, sempre pronta al distinguo rispetto al suo Sindaco che troppo, troppo spesso non solo non è stato sostenuto, ma addirittura è stato criticato, denigrato, dalla sua stessa maggioranza. Ci sono forze politiche che, fatta salva qualche singolare personalità, hanno giocato da separate in casa, divise tra fazioni, in una sotterranea usurante lotta per scalzare avversari interni ed esterni e agguatare nuove fette di potere. La destra lucana ha dimostrato di non essere all’altezza, di non avere quasi una classe dirigente e, quel che è peggio, di non avere la capacità di riconoscere quella che ha e di farla crescere. Il primo passo falso è della nomenclatura di FdI, aver imposto alla carica di assessore non i primi due eletti ma due protetti in quota “Rosa” è stato un errore grossolano che ha innescato la miccia di una serie di ripicche, rivendicazioni, sgambetti dei primi due eletti che, ingiustamente, si sono visti scavalcati. Ma non è stata l’unica FdI a iniziare con errori del genere, lo stesso ha fatto Idea, all’epoca governata dal suo azionista Benedetto. Senza entrare nel merito della scelta, aver preteso che una non-eletta prendesse il posto di una eletta non poteva che essere prodomo di tensioni, al netto delle furbate di qualche pseudo-stratega della politica politicante. Ma parlare il linguaggio della politica, in un’epoca in cui tutto è declinato sul personale, è quasi inutile, mi sorprende però che i vertici di FdI, a cui tale linguaggio dovrebbe essere noto, possano aver fatto un errore così marchiano. Anche il Sindaco Guarente ha fatto i suoi errori. Mi è capitato sovente di criticarlo, anche in maniera severa, per carità, sulle mie motivazioni pensate quello che volete, francamente me ne stracatafotto, come avrebbe detto il grande Camilleri, io so che le mie critiche erano figlie della frustrazione di vedere tante inutili sbavature. Ad oggi penso che, avesse avuto la possibilità di un secondo mandato, Mario Guarente non le avrebbe ripetute. La mia sensazione è che molti degli errori del Sindaco uscente siano figli dell’inesperienza e della scarsità di compagni di viaggio affidabili; questo al netto della oggettiva difficoltà di guidare una maggioranza instabile dai numeri risicati e, per di più, attraversando il periodo pandemico. Il Sindaco si è trovato solo, solo senza una maggioranza affidabile che lo difendesse, che facesse squadra, con Assessori che spesso lo hanno utilizzato come scudo per le loro inefficienze ribaltando il paradigma degli scacchi in cui sono le torri a sacrificarsi per difendere il re e mai il contrario. Tutto questo altro non poteva che costituire l’antefatto di un finale segnato dal tradimento politico dei suoi alleati di Fratelli d’Italia – i principali responsabili della sconfitta-, ma anche dei suoi compagni di partito che sono sembrati apatici, niente affatto risoluti e, in qualche caso, gravati dal sospetto, magari ingiusto, di spingere per una soluzione alternativa che potesse favorirli nelle ambizioni personali. Il risultato è stato aver portato il Sindaco Guarente a fare un passo indietro, una pagina spiacevole prima che sul piano umano -chi mi conosce lo sa che ho la tendenza ad empatizzare con quelli che subiscono una sconfitta (o un’ingiustizia) – sul piano politico. Il giudizio sul Sindaco Guarente è stato spesso ingiusto, gravato da pregiudizi –la borghesia bene di Potenza non poteva amare uno di Chianchetta e dalla pessima abitudine, tipicamente potentina, di guardare con dispetto a chiunque si elevi. Purtroppo, accade sovente che la suburra potentina e la borghesia che conta (o pensa di contare) si ritrovino alleate per distruggere. Fratelli d’Italia ha giocato una partita scorrettissima e sleale, al netto delle dichiarazioni dell’oramai ex Assessore Galella, che pure sono il segno di un partito oramai perso dietro i personalismi, Fratelli d’Italia non ha mosso un dito, ha fatto campagna sperando di eleggere un Sindaco debole da poter ricattare (politicamente s’ intende) esattamente come ha cercato di fare (in parte ha fatto) con il sindaco uscente. La composizione delle liste è stata veramente un gioco allucinante e i risultati finali lo dimostrano, lasciando da parte il commento a persone che mi sono vicine per evitare battibecchi con i poveri di spirito, è di tutta evidenza che se il partito dei moderati per eccellenza, ossia Forza Italia, che non è una civica ma un vero partito strutturato, non riesce ad eleggere il suo Segretario Cittadino o FdI non elegge suoi esponenti “storici” perdendo tra gli eletti avvocati a favore di profili professionali (e politici) diciamo così, più “basic”, c’è qualcosa che non funziona. La campagna elettorale della destra è stata un disastro, è venuta fuori tutta la “fascisteria” del gruppo dirigente incapace di andare oltre una propaganda banale, spesso inutilmente scorretta, a tratti rozza o inadatta al candidato Sindaco. Quell’Effess, pronunciato in maniera credibile avrebbe potuto avere effetto, ma è evidente che chi ha condotto la campagna di comunicazione del candidato Fanelli era troppo impegnato a guardarsi allo specchio per guardare all’obbiettivo e ripiegarsi a costruire una comunicazione cucita sulla personalità, le attitudini e le competenze del candidato. I comunicatori bravi esistono e la comunicazione elettorale è un campo assai complesso, ai tecnici si si affida per la loro bravura, non per la loro vicinanza. La sberla che gli elettori hanno rifilato alla compagine di centro destra al ballottaggio (secondo me anche al primo turno non si poteva parlare di carezza) è stata vigorosa. Uno schiaffo così potente dovrebbe indurre più di qualcuno a riflettere sulle proprie scelte, magari a ragionare sul perché una coalizione uscente, dopo aver governato la città ed aver navigato attraverso le acque difficilissime del Covid, aver fatto alcune cose, aver ottenuti alcuni risultati, rinuncia del tutto a comunicarli, neanche ci prova a fare comunicazione sulle cose fatte, butta a mare il Sindaco che l’ha portata alla vittoria e l’ha guidata e si divide per bande ciascuna pervicacemente dedicata a demolire o minimizzare il risultato degli altri. Il tasso di personalismo, di furbizia, di slealtà che ha caratterizzato il centro destra cittadino in questi anni di Amministrazione  Guarente è senza precedenti, patti non rispettati, tentativi di dividere e di spaccare gli alleati, diserzioni durante le sessioni di Consiglio, moderata efficienza delle Commissioni. L’Amministrazione si è dovuta barcamenare per arrivare in porto senza avere la maggioranza bulgara di cui potrà godere il Sindaco Telesca, le vicende legate alla non-elezione del Presidente del Consiglio Comunale sono esplicative di tutte le criticità e di tutte le conseguenze connesse. “A tale proposito, ottima scelta Sindaco, se lo faccia dire, e qui mi rivolgo al nuovo Sindaco, quella di non sottoscrivere gli apparentamenti garantendosi numeri sufficienti per non sottostare alle bizze di qualcuno dei suoi alleati. Le scelte che i due candidati al ruolo di Sindaco, Giuzio e Smaldone faranno rispetto al ruolo da svolgere racconteranno molto perché è di tutta evidenza che, se uno dei due, dopo aver chiesto agli elettori di votarlo per un ruolo operativo (più del Sindaco non ce ne sono), dovesse rinunciare a fare l’Assessore per sedersi su un più “sicuro” seggio da Presidente del Consiglio comunale, il doppio tradimento che si determinerebbe, del mandato richiesto agli elettori e del primo dei non eletti della sua stessa lista, oltre ad essere un film già visto (vi ricorda qualcosa?) racconterebbe molto sullo stesso candidato e sulla nuova maggioranza.
Non c’è altro da dire, almeno al momento, ho buttato giù un indice delle mie prime riflessioni, potrò svilupparlo con calma punto per punto successivamente.
P.s. Come dite? Non dico niente altri dei vincitori? Ci sarà tempo e poi mi rimproverate sempre per la lunghezza.”

P.s. Come dite? Non dico niente dei vincitori? Ci sarà tempo e poi mi rimproverate sempre per la lunghezza.

Arrivederci.

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Sull' Autore

Giampiero D'Ecclesiis (Miles Algo) è un geologo. Forse anche per questo riesce ad amare la profondità dei luoghi e della terra. Poeta e scrittore pubblica i suoi racconti e le sue poesie in anteprima sulla pagina Facebook e sul suo blog. Nel 2008 presenta un libro di sue poesie dal titolo “Fantasmi Riflessi” cui segue, nel 2009, il suo primo lavoro narrativo “Vota Antonio, Viaggio semiserio in una campagna elettorale del 2009” (Arduino Sacco Editore). Nel 2012 per la collana “Scritture in metamorfosi” curata dall’Associazione culturale LucaniArt, pubblica una silloge di poesie dal titolo “Graffi nell’anima”. Con il suo racconto “150° Unità d’Italia – 20 luglio 1915, Isonzo” vince il primo premio della sezione Narrativa adulti del 1° Concorso letterario Nazionale “Premio Carolina D'Araio” e, sempre nella stessa occasione, con la poesia “Salendo al paese” il terzo premio della sezione Poesia adulti. Pubblica “Due avventure di Giovacchino Zaccana viaggiatore” in una raccolta di racconti editi dalla casa editrice Pagine nella collana “Nuovi autori contemporanei”. Nel 2014 pubblica il libro “Ipnotiche oscillazioni ed altre storie” Edizioni Universosud cui segue, nel 2015 sempre con la Casa Editrice UniversoSud, il libro di racconti “Giovacchino Zaccana – Appunti disordinati di viaggio”. Collabora con giornali e con riviste on line pubblicando poesie, brevi racconti e riflessioni di natura sociale e culturale. Ha un rapporto critico con il mondo che lo circonda. E’ curioso, irriverente. Odia ed ama la politica. Preferisce quella di prossimità. E’ capace di animare eventi complessi quando la letteratura, la musica, il teatro e la poesia possono restituire una occasione anche ai luoghi che vive. Così ha fatto rendendosi ‘testimonial’ del bisogno di spazi verdi fruibili nella sua amata Potenza, di luoghi da sottrarre all’amianto, all’incuria e all’abbandono.

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