Scende la notte sulle speranze Ferrari. Sebastian Vettel paga adesso 28 punti di distacco a Lewis Hamilton, che ha vinto il GP di Singapore dopo che le Ferrari sono state coinvolte in un rocambolesco incidente con Max Verstappen a inizio corsa.
Si sprecano i commenti di tifosi ed esperti nel tentativo di assegnare a un pilota la responsabilità dell’incidente. Secondo alcuni, Vettel ha stretto violentemente Verstappen, che non ha potuto fare altro che allargarsi e colpire Raikkonen, il quale ha a sua volta disarcionato Vettel. Altri invece ritengono che sia stato Verstappen a non rendersi conto della difficile situazione in cui si stava mettendo, insistendo a tenere il piede giù nonostante le Ferrari lo avessero superato e stessero impostando la curva. Altri ancora ritengono che la colpa sia di Raikkonen, che ha esagerato nel sorpassare Verstappen perdendo di vista il suo compito di bloccare Hamilton.
Preferisco non esprimere un giudizio sull’incidente, anche se ho una mia idea. Lo preferisco perché ci sono molte campane ancora da sentire e il panorama motoristico è spaccato. Per fare qualche esempio, i sostenitori della colpevolezza di Raikkonen annoverano nelle loro file una firma del calibro di Mario Donnini, e chi scagiona Verstappen può chiamare in causa l’endorsement del pilota di F4 Aldo Festante.
Adesso bisogna fare i conti con l’abaco. E si tratta di un bilancio davvero triste. Con sei gare alla fine (per un totale di 150 punti in ballo) a Vettel mancano 28 lunghezze dalla vetta. Dopo questa gara, tutti i pronostici lo davano avanti di almeno 4 punti. È una situazione davvero tremenda per la Ferrari, che ha vanificato la grande occasione della pista favorevole e della competitività delle Red Bull per regalare alla Mercedes una doppietta che non avrebbe mai preso altrimenti.
Di certo adesso il quadro si complica molto. Al di là del verdetto della pista di Marina Bay (il GP di ieri tra l’altro è stato il primo Gran premio in notturna a corrersi sul bagnato) il Cavallino Rampante dovrà trovare il modo di vincere il titolo 2017. Un’impresa che diventa molto difficile – specie se la fortuna permette all’avversario di vincere sulle piste alle Rosse più favorevoli.
Come più di qualcuno ha osservato, ora Marchionne può davvero dire che «gli girano». E probabilmente anche a velocità stratosferica, di moto curvilineo uniforme, visto che l’iride è sotto ipoteca. Lewis Hamilton si avvia a conquistare il quarto alloro in carriera e Vettel ha l’affanno a inseguirlo e strapparglielo.
L’ingegner Mazzola è ottimista: la macchina è competitiva e può vincere il mondiale, bisogna continuare, crederci e svilupparla. A fargli da controcanto c’è Leo Turrini, uno dei più autorevoli giornalisti di F1: anche lui crede che Maranello affronterà dei giorni durissimi dopo questa gara e che probabilmente il mondiale è finito sotto la ruota colorata di Singapore.
Comunque vadano le cose, da adesso in poi la Ferrari dovrà essere perfetta e non sbagliare niente perché ogni minimo punto conta. Tutte le briciole che sono state tolte e rosicchiate a Hamilton nel corso della stagione sono ritornate al pilota numero #44 tutte in una volta, e da adesso in poi sarà difficile frenarne la cavalcata. Anche perché i prossimi circuiti sembrano avvantaggiare leggermente la Mercedes, e dopo il doppio contraddittorio verdetto delle piste veloci di Spa e Monza (la prima con la Ferrari incollata alle Frecce d’argento, la seconda col Cavallino umiliato in casa) nessuno è in grado di dire quante carte in mano ha ciascuno dei due contendenti.