IOLANDA CARELLA & SALVATORE SEBASTE
Pescopagano
Per il Racioppi è Pietrapagana. Forse il nome accenna sia a fortificazioni del IX secolo, sia a posteriori stazioni dei Saraceni. Le sue origini sono molto antiche. I primi segni di agglomerati umani si collocano intorno alle antichissime laure di questo territorio, vicino alle acque dei fiumi e dei ruscelli. Queste zone furono per molto tempo tormentate dalle guerre sannitiche, dalle spedizioni di Pirro e dalla guerra di Roma contro Annibale che aveva trovato a Conza un importante punto d’appoggio. Il territorio, nel 555 d.C., fu occupato dai Goti e poi dai Longobardi e tra il IX e X secolo fu più volte attaccato dai Saraceni. A causa loro, gli abitanti di Conza e dei casali vicini si rifugiarono sulla rocca più alta, ideale dal punto di vista strategico.
Il paese si chiamò Petra (macigno) Pagana (per la persistenza di un culto pagano documentato archeologicamente da idoli e iscrizioni dedicate al dio Silvano). Nell’867 i Saraceni costruirono un fortilizio. Nell’età norma
nno-sveva appartenne alla contea di Balvano. Nel 1278 il feudo fu dato da Carlo I d’Angiò a Raynaldo de Panzellis Gallico e nel 1331 passò a Filippo Stendardo. Successivamente fu donato alla regina Sancia di Maiorca, che a sua volta lo vendette a Mattia Gesualdo. Nel 1697 fu acquistato dai marchesi d’Andrea che lo mantennero
fino all’eversione della feudalità. Con la proclamazione della Repubblica Partenopea nel 1799, Pescopagano divenne uno dei 14 cantoni del Dipartimento dell’Ofanto.
Nel 1861 il paese fu sconvolto
dalle bande di briganti capeggiate da Carmine Donatelli Crocco e dal generale borbonico José Borjès. Le abitazioni del centro storico (fig. 1) sono situate ai lati del torrente Guana. Nella zona della Serra si osservano i ruderi della Chiesa Madre: facciata ottocentesca e gradinata settecentesca. L’edificio sacro fu danneggiato dal terremoto del 1980. In Via Monastero la Chiesa del Convento evidenzia il portale del Settecento. A Sud, incastonata nell’edilizia medioevale, è (fig. 2) la Chiesa di San Giovanni Battista, la più antica del paese. Sulla facciata un’iscrizione riporta l’anno di costruzione (970).Distrutta dal terremoto del 1694 e rifatta nei primi decenni del Settecento, restaurata dopo il sisma del 1980, mostra il campanile del 1736 e il portale in pietra. Si accede da una scalinata in pietra. È ad aula rettangolare, d’impianto settecentesco con abside. Entrando, sulla parete destra, si nota un arco con colonna ed iscrizione del 1604. Sulle pareti laterali ci sono belle tele dipinte ad olio di scuola napoletana, tra cui Adorazione dei Magi e i pannelli della Via Crucis. Dette opere provengono dalle chiese distrutte di Pescopano.
Custodisce (nell’abside a sinistra) (fig. 3) il dipinto ad olio su tela del Cinquecento SS. Trinità e S. Giovanni Battista, S. Giovanni Evangelista, S. Francesco, sculture lignee, fra cui S. Vito del Seicento
(nell’abside) e Madonna con Bambino del Settecento (in sacrestia). Molto raffinata e fornita di elementi scultorei barocchi è la cantoria mistilinea in legno policromo (1748). Nella sacrestia è un lavabo di pietra (1746). Poco distante è la Chiesa di S. Leonardo, con campanile cuspidato (1779), attualmente in restauro. In Piazza della Sibilla si ammira (fig. 4) la Torre dell’Orologio. Costruita sull’antica Porta Sibilla, mostra sulla parete interna sinistra,in una nicchia, il busto in pietra di Giano bifronte, antica divinità mitologica.
Dal passaggio si giunge ai resti del castello e alla Chiesa dell’Assunta, rasi al suolo dal terremoto del Anche la Chiesa dell’Annunziata (fig. 5), l’ex cappella del feudatario, subì la stessa sorte, ma di essa restano la scalinata e il portale del 1939 in stile neorinasci
mentale e la zona absidale trilobata con una finestra cieca, inseriti nel nuovo edificio religioso costruito a fianco.
Custodisce tele dipinte ad olio del Settecento di scuola napoletana tra cui (fig. 6) la Trinità (a sinistra) e sculture lignee (a destra). Da notare (fig. 7) quella dell’Assunta del Settecento.
Da visitare il Museo d’Arte Sacra parrocchiale che custodisce sculture di legno e di marmo, dipinti,paramenti sacri e un settore miscellaneo che raccoglie la memoria della comunità cristiana. Il ricco patrimonio storico-artistico proviene dalle varie chiese pescopaganesi distrutte o gravemente danneggiate dal sisma del 1980 e comprende opere (recuperate e in parte restaurate) databili dal Cinquecento ai primi anni del Novecento.
Da notare le pregevoli sculture del Cinquecento: (fig. 8) un Cristo Crocifisso e (fig. 9) la Madonna della Neve.
Nel centro storico si notano numerosi edifici gentilizi: Buldo, Marchesale, Santoro, Tullio costruiti nel Sette- Ottocento di stile neoclassico, con portali (fig. 10) in pietra lavorata e raffinatamente decorata. Il Palazzo Pascale (fig. 11) fu costruito sopra un complesso medioevale preesistente e, nella parte orientale è ancora visibile uno dei torrioni delle antiche mura. Architettonicamente caratteristico è fig. 12) , in Via Nazionale,
il complesso dei due palazzi Laviano. Il Palazzo del Municipio, è un edificio moderno costruito nel 1920. La facciata è stata in parte modificata dopo il restauro in seguito al terremoto del 1980. Nel vasto piazzale antistante ci sono, sopra una colonnina in pietra locale, la scultura in marmo di Carrara della Madonna, il Monumento ai Caduti, (fig. 13) una fontana (ultimi anni dell’Ottocento) e (fig. 14) un Monumento dedicato a coloro che perirono durante il terremoto del 1980.
A Nord-Est del paese è situata la Chiesa di San Lorenzo in Tufara, annessa all’ex abbazia benedettina fondata nel 1080 ed attualmente ridotta in ruderi. La chiesa fu opera dei Maestri Francesco e Paolo che presero per modello i luoghi sacri costruiti dal maestro Sarolo di Muro. Gravemente danneggiata da un incendio del XV secolo e successivamente restaurata da Cesare Gesualdo, conserva dell’antica costruzione il bel portale in pietra (1542). Mostra un possente campanile a pianta rettangolare.
L’interno si articola in tre navate, divise da pilastri che evidenziano capitelli figurati ed archi a tutto sesto sul lato destro e a sesto acuto sul lato sinistro. Le absidiole, con finestre romaniche, che immettono nel transetto, sono a pianta semicircolare, trilobata quella centrale con un grande arco che poggia su eleganti colonne con capitelli zoomorfi.
Bibliografia
- Anna Grelle Iusco, Arte in Basilicata, Roma, De Luca Editore, 2001.
- A. L. Larotonda e R. Palese, Potenza una provincia di cento comuni, Milano, Arti Grafiche
Motta, 1999.
- Giacomo Racioppi, Storia della Lucania e della Basilicata, Roma, Ermanno Loescher & C.,
- Ristampa anastatica, Matera, Grafica BMG.
- Società Sintesi, Ambiente e Cultura: fattori e sviluppo per le aree interne della Basilicata, Villa
d’Agri (Pz), Ars Grafica srl, 2000.
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