LA FIMMG BASILICATA: PNRR: UN’OPPORTUNITÀ DA NON SPRECARE

0

La FIMMG Basilicata è intervenuta sulla questione della localizzazione delle 19 Case delle Comunità, dei 5 Ospedali di Comunità e delle 6 CTO (Centrali Operative Territoriali) previste nel programma M6C1 del PNRR. “Da premettere – precisa la Federazione dei Medici di famiglia-  che non ci appassiona partecipare alla gara fra contrade, avremmo preferito però che ci fosse stata una reale concertazione per poter dare un nostro contributo scevro da gabbie mentali, non fosse altro per una migliore conoscenza del territorio. Ma tant’è il dado è tratto la montagna ha partorito il topolino, però prima di fare una riflessione sul futuro assetto della Medicina Territoriale, non possiamo non sottolineare alcune incongruenze nella localizzazione delle future strutture sanitarie territoriali. Se la Casa della Comunità è la sede strutturale fisica di riferimento per un territorio che dovrebbe fra l’altro:

  1. Erogare assistenza sanitaria e diagnostica di 1° livello, anche al fine di ridurre l’accesso improprio al Pronto Soccorso.
  2. Erogare ai cittadini le prestazioni previste dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA)
  3. Mettere in atto i principi della sanità di iniziativa per la presa in carico globale del paziente cronico ed effettuare tutte le attività tipiche della prevenzione primaria e secondaria (educazione sanitaria, stili di vita, ecc.).

Quindi non si comprende la logica legata all’esclusione di Matera città come sede di una Casa di Comunità: se un cittadino di Matera ha un bisogno urgente (vero o fasullo) credete che andrà alla Casa di Comunità di Montescaglioso o a quella di Irsina o si rivolgerà piuttosto al Pronto Soccorso dell’Ospedale Madonna delle Grazie?.

Manca o quantomeno non ne siamo a conoscenza della distribuzione dei comuni afferenti alle varie Case di Comunità, allo stesso modo forse non è stata ben ponderata l’allocazione delle CdC Spoke in rapporto a quelle HUB, considerato che le due tipologie di CdC dovranno necessariamente essere integrate fra loro. Per questo ci sembra almeno sulla carta che il territorio comprendente i comuni ad est della città di Potenza (Vaglio, Brindisi, Trivigno, Castelmezzano, Pietrapertosa, Albano, Campomaggiore, e forse anche Tolve e San Chirico Nuovo) non siano stati messi in relazione funzionale adeguata con le CdC previste (le più prossime sono Potenza e Genzano). Così ci sembra che la mancata scelta di un Casa di Comunità nella fascia jonica del materano penalizzerà di fatto un territorio fra i più popolosi della provincia di Matera.

Sono state individuate poi 7 Case della Comunità HUB e 12 Case della Comunità SPOKE, se fra i criteri di scelta di alcune, quale la posizione alla periferia della regione (Lavello, Vietri, San Fele, Genzano) o centrali per alcune aeree interne (Corleto Perticara, Viggianello, Garaguso, Irsina) possono essere condivisibili, l’esclusione di Marsicovetere con l’Ospedale di Villa D’Agri (che poteva essere trasformato in una cittadella della Salute) non è né comprensibile, né condivisibile.

Poiché il territorio afferente una Casa di Comunità HUB è un territorio con almeno 50.000 abitanti ci chiediamo quale sia la logica della scelta di Irsina come Casa di Comunità HUB.

L’allocazione di alcune CdC in comuni periferici della regione, sarà sicuramente utile per contrastare la migrazione sanitaria extraregionale specie per le prestazioni a bassa complessità assistenziale. Ma anche qui se queste Case della Comunità non verranno dotate di adeguate apparecchiature mediche e con un adeguato investimento sulle risorse umane in termini di professionalità, sicuramente non si riuscirà ad abbattere il flagello della migrazione sanitaria extraregionale che costa alla regione Basilicata all’incirca 60-70 milioni all’anno. Un esempio lampante è che stiamo di fatto finanziando da anni strutture private convenzionate extraregionali (Gravina, Battipaglia, Contursi) perché le strutture regionali non riescono a soddisfare, in tempi ragionevoli, le richieste di indagini diagnostiche di secondo livello (Tac, RM)”.

Poi nella nota la FIMMG Basilicata continua : “Ma pur partecipando alla discussione relativa alIe scelte legate al Programma 6M del PNRR, non possiamo non sottacere sul fatto che il PNRR finanzia di fatto la Costruzione ex novo o la ristrutturazione di strutture, i beni (apparecchiature), l’avvio dei servizi (dotazioni informatiche) ma sulle risorse umane è bene che la politica si renda conto del particolare momento che stiamo attraversando e che dovremo affrontare nel prossimo futuro.  Sono anni che la FIMMG, sia a livello nazionale che regionale, lancia l’allarme sulla questione carenza dei medici. Già nel 2018 (in epoca pre-pandemia) in un numero di “La Lucania Medica”, rivista dell’Ordine dei Medici di Potenza, in un mio articolo lanciavo l’allarme sull’imminente pensionamento di centinaia di medici in attività: nell’arco di tempo considerato 2018-2028 ben 391 medici di Assistenza Primaria, 157 medici di Continuità Assistenziale e la quasi totalità dei Pediatri di Libera Scelta andranno man mano in pensione. Questi medici non potranno in alcun modo essere rimpiazzati per la medicina generale dai medici che hanno o che frequentano il Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale, mentre per la pediatria di libera scelta la situazione è ancora più drammatica considerato che le borse di specializzazione in Pediatria sono da anni sottodimensionate rispetto ai bisogni. Altro che esercito pronto e disponibile come qualcuno ha cercato di far credere come risorsa utile per fronteggiare la pandemia solo se fossero stati inquadrati come dipendenti del SSR ! Ma su questo non voglio più ritornarci, mi sia permesso solo sottolineare come durante la pandemia la stragrande maggioranza degli studi dei medici di famiglia, che hanno un rapporto di convenzione col SSN, sono rimasti aperti (pur con la necessaria regolamentazione degli accessi) mentre gli uffici pubblici non solo dell’ASL ma anche dell’INPS e dell’INAIL sono diventati off-limits per la stragrande maggioranza dei cittadini anche dopo il lockdown, così come le prestazioni specialistiche ospedaliere rinviate sine die.

Vogliamo ricordare come nel 2020:

sono stati posticipati 1 milione di ricoveri;

sono stati eseguiti 600mila interventi chirurgici in meno (di cui 50mila oncologici);

sono stati eseguiti 12,5 milioni di esami diagnostici in meno;

sono state eseguite 13,9 milioni di visite specialistiche in meno;

sono state erogate per gli screening mammografici 472.389 prestazioni in meno (-53,3%);

sono state erogate per gli screening del colon-retto 585.287 prestazioni in meno (-54,9%);

sono state erogate per gli screening cervicali 371.273 prestazioni in meno (-55,3%)*.

 

Sulla carenza dei medici sono almeno due anni che gli uffici delle due aziende sanitarie stanno facendo i salti mortali per garantire la copertura dei turni di continuità assistenziale (e non sempre ci riescono considerato che sono sempre più numerosi i presidi con un organico ormai dimezzato) ma anche le zone carenti di Assistenza Primaria (cioè la cosiddetta medicina di base) non sempre vengono coperti: si veda le difficoltà di assegnazione non solo per piccoli comuni (Pietrapertosa) ma anche per comuni più grandi (Lauria, Lavello).

A questa emergenza quale è la risposta della politica? Di fatto nessuna perché al di là delle esternazioni della Moratti (Vice presidente della Commissione Salute delle Regioni), le regioni continuano a navigare a vista. Purtroppo dobbiamo rimarcare che anche la Regione Basilicata continua a non affrontare in maniera decisa il vero nocciolo della questione: la riorganizzazione della sanità territoriale passa dalla definizione di nuovi Accordi Integrativi Regionali: per la Medicina Generale, per la Pediatria di Libera Scelta, per la Specialistica Ambulatoriale.

Sono passati ormai 14 anni dagli ultimi accordi integrativi regionali e ormai i nodi irrisolti stanno venendo al pettine. Eppure fin dal 2010 presentammo in regione, come Medicina Generale, una nostra ipotesi di nuovo AIR, che poteva e doveva dare nuova linfa alla Medicina del Territorio. La costituzione delle AFT (aggregazioni funzionali territoriali, monoprofessionali) e delle UCCP (Unità Complesse di Cure Primarie, multiprofessionali), nel numero di 1 ogni 20000 abitanti (guarda caso lo stesso numero di riferimento per le CdC spoke), erano forme complesse di associazionismo medico che doveva farsi carico dell’assistenza h24 e 7 giorni su 7 (misura necessaria anche per ristrutturare il servizio di Continuità Assistenziale (che ricordo presenta il più alto numero di addetti in rapporto alla popolazione in Italia). Le AFT e le UCCP per la FIMMG erano e sono la naturale evoluzione delle Equipé Semistrutturali concordate nell’ultimo Accordo Integrativo Regionale datato ormai nel lontano 2008: fra le attività previste per le Equipés Semistutturali vi era l’individuazione di uno studio di riferimento dove potevano essere allocate attività assistenziali di secondo livello rispetto a quelle che un singolo medico di famiglia poteva fornire nel proprio studio.

Fra le altre proposte vi era anche l’attivazione di progetti sperimentali di attività integrative fra l’area delle cure primarie e il distretto (almeno 1 per distretto). Nell’ambito del Presidio diurno di attività integrative per il sistema delle cure primaria (PDAI) si prevedevano due tipologie di interventi:

Ambulatori di Gestione Integrata.

Presidio di Primo Intervento

Lo scopo dell’ambulatorio di gestione integrata è quello di creare uno spazio di effettiva integrazione fra le cure primarie e il distretto, nel quale il Medico a rapporto fiduciario, attraverso un’agenda programmata concordata con il distretto, in integrazione con gli specialisti e con gli infermieri, si dedichi prioritariamente alla gestione integrata dei propri pazienti cronici, pazienti a medio-alta complessità o pazienti con particolari necessità di approfondimento diagnostico o ad alto rischio di ospedalizzazione. Tale spazio di integrazione fra MMG e Distretto verrà utilizzato per visite congiunte su pazienti inseriti nel Piano Nazionale della Cronicità, per concordare e programmare i piani di cura e per partecipare ad attività comuni. L’attività prestata dal Medico a rapporto fiduciario è un’attività di tipo orario; le ore vengono prestate, fuori dall’orario minimo di apertura degli studi previsto dagli accordi nazionali e regionali.

Presidio di Primo Intervento rappresentava a nostro modesto parere il modello organizzativo attraverso il quale il distretto può offrire un punto di riferimento alternativo all’ospedale per la gestione delle urgenze di basso-medio livello (codici bianchi e verdi). I presidi di primo intervento saranno gestiti dai medici delle cure primarie (prioritariamente i medici a rapporto orario, cioè i medici di continuità assistenziale, permettendo loro di raggiungere il massimale delle 38 ore settimanali previsti) secondo le diverse potenzialità del contesto locale. Il servizio doveva essere assicurato nelle ore diurne dei giorni feriali dalle 8,00 alle 20,00.

Queste erano le nostre proposte, per certi versi precorrevano i tempi ma era nostra convinzione che l’attuale sistema di cure primarie basato sul medico singolo non poteva reggere ai nuovi bisogni di salute che si stavano prospettato allora e che la pandemia non ha fatto altro che rendere non più rinviabile. Peccato che la politica regionale, passata e attuale, non abbia creduto nella potenzialità di una medicina generale che poteva essere al passo dei tempi. Senza la condivisione di un progetto fra politica, amministrativi, medici e cittadini, il PNRR sarà una occasione persa se non fallimentare con il risultato però di avere un aumento del debito pubblico che sarà addossato alle nuove generazioni”.

 

 

Condividi

Sull' Autore

Quotidiano Online Iscrizione al Tribunale di Potenza N. 7/2011 dir.resp.: Rocco Rosa Online dal 22 Gennaio 2016 Con alcuni miei amici, tutti rigorosamente distanti dall'agone politico, ho deciso di far rivivere il giornale on line " talenti lucani", una iniziativa che a me sta a molto a cuore perchè ha tre scopi : rafforzare il peso dell'opinione pubblica, dare una vetrina ai giovani lucani che non riescono a veicolare la propria creatività e , terzo,fare un laboratorio di giornalismo on line.

Rispondi