IL NOSTRO AMORE LUCANO
Giunsi alle radure
delle montagne più alte:
la luna era piena
su velature trasparenti
di nubi a sprazzi, leggere,
danzanti tra gli alberi.
In quel silenzio ovattato,
mi giunsero dei suoni
ben armonizzati:
un flauto, dei tamburi
a cui faceva eco
un prolungato ululato.
Fui attratto da questo
e proseguii verso il luogo
da dove proveniva la musica,
apparvero davanti a me
uomini accanto ad un fuoco
vestiti di pelle con frange.
Mi videro, interruppero la musica,
gentili, mi, mi offrirono del caffè,
mettendomi a mio agio.
Mi osservarono con discrezione
Mi fecero accomodare,
ripresero a suonare.
La melodia, condivideva
e raccontava la natura
intorno a noi,
si percepiva la presenza
di un lupo che non aveva paura,
fiero, apparve poco lontano,
si stagliava sulla roccia
col capo rivolto al cielo.
Gli uomini, tranquilli si sedettero,
tirarono fuori del cibo
dalle sacche di pelle,
me ne offrirono, col del vino.
il lupo si avvicinò a noi,
cauto, ci osservava mangiare.
Aveva occhi gialli, un bell’aspetto
Un uomo lo conosceva,
gli lanciò un pezzo di speck,
il lupo l’afferrò in aria,
con precisione da predatore,
un gesto non sorprese gli uomini.
Poi, uno si rivolsero a me,
mi chiese con garbo:
– Da dove venissi, chi fossi,
dove sarei andato…
Risposi: la mia terra e l’acqua,
sono inquinate, contaminate,
le genti sono andate via,
io sono stato l’ultimo
a dipartirsene: si, l’ ultimo.
Nella mia voce, colsero amarezza.
Uno di loro, forse il capo
si avvicinò, mi consolo`…
Ciocche di tristezza,
scivolarono sul volto
di tutti noi, quando dissi:
Sono lucano.
Il pianto, rispose per loro,
e aggiunsero:
Siamo lucani anche noi.
Non che lo fossero…
Lo dissero per essermi
più vicino, non per pietà
ma per amore solidale.
Il lupo guadagnò la rupe,
Il suo ululato straziante,
si diffuse: aveva capito anche lui…
Gli uomini ripresero a suonare,
ricominciarono a cantare:
la loro voce,
fendette lo strato leggero
di quelle nuvole danzanti,
fendette gli alberi e i monti.
Il loro canto triste richiamava
amore e rimpianto
per la mia terra violata:
per la mia terra lucana,
quel paradiso ormai perduto,
con rari nuovi germogli: la prole.
I nostri cari figli lucani, delusi,
cercare la vita inutilmente,
ma senza aria salubre e tersa,
appassiranno lentamente
inesorabilmente periranno.
Questa volta,
nessuno accuserá la morte.
chi erano?
Sono evidenti i veri portatori di morte:
gli uomini senza Dio, non la morte.
by Domenico Friolo 2014