CAMBIAMENTO CLIMATICO: UN’OPPORTUNITA’ PER LA BASILICATA

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TALENTI LUCANI DA’ IL BENVENUTO AL NUOVO BLOGGER  MARCO CUCCARESE ( FOTO DI COPERTINA) CHE QUI SI PROPONE CON UNA APPROFONDITA ANALISI SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI, SUI RISCHI  CHE SI CORRONO E SULLE OPPORTUNITA’ CHE POSSONO INNESTARSI 
Ormai è ben noto a tutti l’innalzamento della temperatura terrestre di natura antropogenica, ma meno note sono forse ai più le conseguenze socio-economiche derivanti dai cambiamenti del clima e le zone che maggiormente saranno colpite da tali effetti. In un mondo globalmente connesso, piccoli mutamenti di una zona specifica del mondo hanno effetti anche su territori e popolazioni lontane da quel territorio. Nonostante già questo dovrebbe farci preoccupare anche se non vedessimo mutamenti climatici del nostro territorio, vi è un aspetto, confermato da tutti gli attori della ricerca scientifica, che dovrebbe smuovere le coscienze e le prospettive della nostra popolazione e della nostra classe dirigente: la zona del Mediterraneo è definita un hotspot, ovvero un punto critico per i cambiamenti climatici. Le coste sud e nord del Mediterraneo saranno tra le zone che maggiormente risentiranno degli effetti del cambiamento del clima. Tralasciando le politiche di adattamento del territorio al cambiamento climatico che la nostra classe dirigente dovrebbe attuare, soffermiamoci su alcuni effetti che esso avrà nella parte sud del Mediterraneo e le conseguenze generate. L’espansione termica del mar Mediterraneo comporterà salinizzazione del delta del Nilo con perdita di fertilità del terreno stesso e diminuzione quindi di disponibilità alimentare per la popolazione che da esso dipende, inasprendo le lotte per le risorse tra le popolazioni presenti sul territorio e migrazione delle popolazioni rurali verso le zone urbane con incremento di pressione sulla stessa che genererà a sua volta migrazioni forzate verso l’Europa, ed inoltre la portata del Nilo stesso è in diminuzione a causa dello scioglimento dei ghiacciai che lo alimentano. L’incremento della temperatura globale sta avendo anche drammatici effetti sul lago Ciad, la cui dimensione si riduce sempre più. Il lago Ciad è circondato da quattro stati fragili: Ciad, Nigeria, Niger e Camerun. La sua dimensione dipende dalle precipitazioni sugli altipiani circostanti e dalle temperature nell’area del Sahel: dal 1962 la superficie del lago si è ridotta del 90%. In tale regione, storicamente sono state sempre presenti contese delle risorse tra pastori e agricoltori, sommate a quelle interetniche e religiose. Con l’incremento della scarsità di risorse, ha già preso particolare vigore una situazione di estremo disagio, la predazione violenta che si tinge di giustificazione ideologica-religiosa. La regione intorno al lago Ciad è stata letteralmente devastata dalla violenza islamista di Boko Haram. Questi sono solo alcuni esempi non esaustivi di quello che il cambiamento climatico induce nella parte meridionale del mar Mediterraneo.  Se lotte e devastazione si sono già verificate negli anni, è facilmente intuibile cosa accadrà in un futuro abbastanza prossimo in cui gli effetti del cambiamento climatico saranno ancora più drastici. Numerosi studi accademici hanno evidenziato come gli effetti del cambiamento climatico aumentano il rischio di scontri nel continente africano e particolarmente rilevante è uno studio del 2016 condotto da Tamma Carleton e Solomon Hsiang il quale stima che se il trend di aumento della temperatura rimane immutato, si ha un aumento della probabilità del 54 per cento del rischio di conflitti armati entro il 2030. Tutto questo ovviamente comporta un aumento della pressione migratoria forzata da questi territori, che spingono proprio sul Mediterraneo. È chiaro quindi che con la mutazione del clima, il flusso migratorio da questi paesi è destinato ad aumentare e l’Italia ha una posizione geografica di ponte tra il continente africano e quello europeo.  L’Italia è quindi chiamata a rispondere, volente o nolente, all’incremento del flusso migratorio dal continente africano che il cambiamento climatico comporterà. Analizzando la questione sotto un aspetto cinico e tralasciando gli aspetti valoriali della questione, la risposta che il Paese può dare è sostanzialmente di due tipi: chiusura dei confini, nazionalismo e affidarsi ai governi africani per la gestione dei flussi migratori o inclusione sociale accompagnata da misure di aiuto economico direttamente sui territori (sistemi di gestione delle acque, ripristino di terreni ecc.).  La chiusura dei confini, secondo alcuni studi, implicherebbero perdite economiche pari a circa il 10 per cento del PIL a causa del rischio di vederci chiusi ad alcuni mercati e flussi economici ed è probabile che la stessa logica securitaria venga presa nei nostri confronti (si ricordi i costi che avrebbe comportato il ripristino dei controlli al Brennero). Vi è anche la possibilità di lasciare che i governanti dei Paesi da cui partano i flussi migratori, possano controllare i volumi dei flussi in cambio però della legittimazione, da parte delle Nazioni Unite, delle loro forme di governo spesso poco democratiche e repressive. Questo aspetto, tralasciando l’aspetto umano, ci renderebbe però soggetti a continue minacce di tali Paesi per il controllo del mercato delle risorse, ad esempio, e porterebbe ad un incremento della tensione globale.    Una seria politica di inclusione sociale invece, potrebbe trasformarsi in una possibilità di rinascita di piccoli centri, in particolare del sud Italia, che vanno sempre più svuotandosi, con conseguente chiusura di servizi essenziali per i pochi che restano (si pensi alle scuole, poste, ospedali, attività commerciali di beni di prima necessità ecc.). Dall’analisi degli ultimi rapporti ISTAT è noto come lo spopolamento del sud avanzi sempre più e quanto tale tendenza sia così lontana dall’inversione, perché quindi non sfruttare la tendenza dei flussi migratori per ripopolare tali centri? Si potrebbero creare posti di lavoro per i molti giovani laureati nell’ambito delle scienze sociali del sud costretti ad emigrare grazie alla necessità di operatori sul territorio e le piccole attività commerciali e artigianali riaprire o continuare ad esistere.  La politica dovrebbe riflettere su tale possibilità e attuare eventualmente serie misure che possano così fare dell’Italia un paese modello sotto tale aspetto e assumere così un ruolo leader nei confronti dei partner internazionali nel futuro prossimo in cui la questione dell’immigrazione forzata potrebbe assumere misure molto più rilevanti di quelle attuali. Si tratta di una delle varie opzioni disponibili tra le quali la classe dirigente può scegliere o che il popolo può spingere a scegliere, ma sicuramente una politica dell’immigrazione così come è immaginata dal decreto sicurezza, non può reggere alla sfida che il futuro ci prospetta. Urge decidere cosa fare e come approcciare tale aspetto forse ancora da noi sottovalutato.  Il cambiamento climatico pone seri problemi di pianificazione e prima essi vengono affrontati e più facile sarà affrontarli, restare a guardare inermi e attendere che essi si palesino, renderà impossibile il loro superamento senza conseguenze drammatiche. Marco Cuccarese
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Sull' Autore

Quotidiano Online Iscrizione al Tribunale di Potenza N. 7/2011 dir.resp.: Rocco Rosa Online dal 22 Gennaio 2016 Con alcuni miei amici, tutti rigorosamente distanti dall'agone politico, ho deciso di far rivivere il giornale on line " talenti lucani", una iniziativa che a me sta a molto a cuore perchè ha tre scopi : rafforzare il peso dell'opinione pubblica, dare una vetrina ai giovani lucani che non riescono a veicolare la propria creatività e , terzo,fare un laboratorio di giornalismo on line.

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