CRONACHE DI CARTA – VIAGGIO NELL’UNIVERSO DELLA SCRITTURA – DIALETTI E IDENTITA’, UN PERCORSO CON PATRIZIA DEL PUENTE ATTRAVERSO  L’ATLANTE LINGUISTICO DELLA BASILICATA, TERRA RICCA DI CULTURE DIVERSE.

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CRONACHE DI CARTA – VIAGGIO NELL’UNIVERSO DELLA SCRITTURA – DIALETTI E IDENTITA’, UN PERCORSO CON PATRIZIA DEL PUENTE ATTRAVERSO  L’ATLANTE LINGUISTICO DELLA BASILICATA, TERRA RICCA DI CULTURE DIVERSE.

Lorenza Colicigno

L’interesse per il dialetto nasce dalla consapevolezza che nessun luogo, nelle dinamiche delle vicende storiche e dei poteri che le hanno determinate, può dirsi immune da incroci linguistico-culturali. In questa prospettiva le lingue locali hanno subito processi di ampliamento dei loro ambiti d’uso fino a diventare “lingue dominanti”, mentre altre sono state “tagliate”, cioè ridotte a lingue minoritarie, a volte destinate a scomparire, altre volte resistenti, come il grico, e fiorenti come l’arbëreshe. Il 21 febbraio nell’antica Roma si festeggiava Tacita Muta, la ninfa Lara o Lala, colei che canta,  a cui Giove tagliò la lingua per aver svelato a Giunone i suoi tradimenti. Il 21 febbraio l’UNESCO celebra la Giornata Mondiale della Lingua Madre, dedicata alle lingue minoritarie, appunto le “lingue tagliate” nel corso dei secoli dalle culture dominanti. Questa data di riferisce al 21 febbraio del 1952, quando studenti bengalesi dell’Università di Dacca furono uccisi dalle forze militari del Pakistan perché protestavano per il mancato riconoscimento del bengalese come lingua ufficiale. Poiché ogni lingua porta un’enciclopedia sapienziale, è evidente che quando essa viene “tagliata”, benché resistente all’oblio, rimane isolata e riduce notevolmente la capacità di trasmissione del suo portato etno-culturale. I dialetti entrano in queste dinamiche come residuali testimonianze di culture arcaiche, osteggiate o venerate, certamente miracolosamente persistenti di fronte alla standardizzazione e alla massificazione propria della cultura contemporanea, che ne ha ridotto nei parlanti la consapevolezza d’essere espressione di civiltà vive, fino all’idea che essi non siano altro che puro folklore. La lingua  italiana, utile strumento dell’unificazione linguistico-culturale del nostro Paese, lingua, dunque, che richiama un’identità storicamente costruitasi in un’unanimità d’intenti tra potere e popolo nell’Ottocento e consolidatasi durante e dopo le due guerre mondiali, non ha cancellato i dialetti, oggi normalmente “parlati” senza però, come si è detto, averne piena consapevolezza. In Basilicata se ne contano circa 100, e ciò vuol dire che vi è una straordinaria ricchezza culturale. Per uno sguardo in profondità e in ampiezza sui dialetti parlati nel territorio della Basilicata, è attivo il Centro Internazionale di Dialettologia, finalizzato alla compilazione dell’Atlante Linguistico della Basilicata. Abbiamo chiesto di parlarcene alla professoressa Patrizia Del Puente che ne è la Direttrice.

Nato nel 2018 come naturale continuazione del Progetto A.L.Ba iniziato nel 2007, il lavoro del C.I.D. nel tempo diventa sempre più importante per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio linguistico della Basilicata. Esso viene riconosciuto dal mondo scientifico nazionale e internazionale guadagnando, tra l’altro, la presenza nel suo CTS di docenti delle università più prestigiose quali, all’estero, quelle di Cambridge e Oxford e, in Italia, quelle di Pisa, Palermo e Napoli Federico II.

Uno dei passi più importanti il C.I.D. lo compie quando avvia e porta a termine la codifica dell’ADL (Alfabeto dei Dialetti Lucani) strumento fondamentale per una vera valorizzazione delle lingue locali lucane.

Contemporaneamente aumentano su tutto il territorio i corsi di alfabetizzazione dialettale volti ad insegnare l’uso dell’A.D.L. e la conoscenza del dialetto. I corsi sono tenuti per gli adulti, ma anche nelle scuole per i più giovani.

Inoltre secondo la massima della direttrice prof.ssa Del Puente che dice ‘bisogna portare la Basilicata nel mondo e il mondo in Basilicata’, il C.I.D. ha organizzato 7 convegni internazionali, 4 scuole internazionali di dialettologia e quattro concorsi di poesia dialettale lucana.

Focalizziamo l’attenzione sulle pubblicazioni dell’Atlante Linguistico di Basilicata. Quanti i volumi finora pubblicati e quali le caratteristiche (foto di schede e di eventi curati dal CID).

L’Atlante Linguistico della Basilicata (A.L.Ba.) ha visto pubblicati, ad oggi, cinque volumi, il I pubblicato nel 2010 e l’ultimo nel 2023. Andando più nel dettaglio vediamo che ogni volume raccoglie parole inerenti a specifici campi semantici.

Il I volume riguarda i nomi di parentela e le parti del corpo.

                                   La copertina del I volume dell’Atlante linguistico della Basilicata

Una delle mappe del I volume con i vari modi di pronunciare la parola “corpo” nei Comuni della Basilicata

Il II volume riporta termini appartenenti alla sfera semantica dei numeri e del tempo non meteorologico (giorni della settimana, mesi, ecc.)

Il III volume ci avvicina alla origine contadina della nostra comunità e raccoglie termini inerenti alle parti della casa più antica, suppellettili, mobili e utensili domestici.

Il IV volume ci fa viaggiare nel mondo della vita umana trattando di parole che indicano le varie fasi della vita dalla nascita alla morte

Mappe del IV volume con alcune delle parole collegate alle varie fasi della vita

Infine, il V volume fresco di stampa raccoglie nomi di animali e di frutti.

Ogni volume presenta due pagine per ogni termine: una sulla quale è rappresentata la cartina della Basilicata sulla quale sono indicate le traduzioni nella lingua locale delle parole considerate e una a fronte chiamata legenda dove si trascrivo no le forme registrate durante le interviste in ogni singolo paese quando ci sono varianti. Di seguito un esempio di carta e di legenda.

L’Atlante è un modo di fermare il tempo perché i termini raccolti anche tra duemila anni saranno ancora leggibili e aiuteranno nella ricostruzione delle nostre culture.

 

A quali strati sociali  e a quali generazioni appartengono i parlanti il dialetto consapevolmente o meno, come pensa che possa collegarsi ad essi il livello di studio scientifico che il CID porta avanti?

Tutti i parlanti possono aiutare con il loro contributo linguistico a comprendere meglio la situazione. Noi quando raccogliamo i dati per la compilazione dell’Atlante preferiamo parlanti che abbiano caratteristiche ben precise: età superiore ai 70 anni, stanziali, sposati con persone dello stesso paese e non troppo scolarizzati.

Ma in realtà nuove come, ad esempio, Scanzano o paesi simili, il nostro target di riferimento sono i parlanti più giovani perché a causa delle immigrazioni in quest’area non esiste ancora un dialetto unitario che forse creeranno proprio i giovani che sono nati lì e sono ormai figli di genitori nati lì.

Noi non mettiamo in collegamento parlanti e livello scientifico della nostra ricerca, ma piuttosto, mettiamo in contatto una conoscenza del dialetto imitativa con una conoscenza consapevole. Anche gli anziani si sorprendono quando dimostriamo loro di come sia fantastico il loro dialetto.

Il patrimonio proverbiale del dialetto, fino a che punto può essere interpretato come portatore di pregiudizi e stereotipi ormai fuori dal tempo o che sarebbe meglio tenere fuori del nostro tempo? Quali sono i suoi suggerimenti per rapportarsi al dialetto come enciclopedia di saperi in un’ottica critica? Nel senso di far prevalere l’ottica conoscitiva e storicizzante rispetto a quella puramente folklorica, che in genere prevale.

Non c’è dubbio che gran parte dei detti esprima, ad esempio, una visione maschilista della società, ma questa, come altri aspetti negativi della nostra cultura, è presente  anche nella lingua italiana. Tuttavia, proprio la lettura di modi di dire della nostra tradizione dialettale che indicano degli stereotipi può aiutare in aula per spiegare agli studenti come non deve più essere la nostra società. 

In sintesi, quanto lo studio del dialetto può influenzare in senso positivo, cioè antistandardizzante, l’uso dell’Italiano nel nostro Paese?

 È un dato di fatto che non esista un italiano standard parlato. Noi parliamo italiani regionali che risentono del nostro dialetto. Lo studio del dialetto soprattutto in età scolare facendo crescere una consapevolezza maggiore nei confronti del dialetto aiuta gli studenti, pur nella conservazione di tratti fonetici locali, a non fare errori quando parlano l’italiano che finalmente percepiscono come lingua che non ha niente a che fare con il dialetto che è, a sua volta, un’altra lingua con sue regole che non devono essere trasportate da un idioma all’altro.

A settembre nelle sedi dell’Unibas di Potenza e Matera inizieranno i corsi di dialetto potentino e materano come primo atto della ripresa delle attività del CID. Come risponde questo nuovo inizio alle richieste che vengono dai Comuni lucani?

I Comuni lucani stanno sempre più sviluppando una certa sensibilità culturale nei confronti dei dialetti e ci chiedono di tenere corsi, di aiutare nella trascrizione i cultori locali o di partecipare a iniziative culturali di vario genere. Certo, vista la mole di richieste che riceviamo e la riduzione a meno della metà del numero dei ricercatori del C.I.D. la cosa non si prospetta come facilmente risolvibile, ma cercheremo una soluzione per il bene della nostra cultura lucana.

I 90mila euro della Regione Basilicata, aggiunti ai 40 di cui il CID dispone, potranno garantire le attività per quanto tempo?

L’importo erogato ci consentirà di andare avanti per 18 mesi con un numero di soli 3 ricercatori. Ci auguriamo che, in questi 18 mesi, finalmente, si giunga all’istituzionalizzazione del C.I.D. su legge regionale come chiesto da più di 90 consigli comunali ormai da circa tre anni. Sarebbe bello che il lavoro svolto fin qui continuasse e che la Basilicata diventasse sede di una cattedra UNESCO per i dialetti e soprattutto la regione capofila in Italia per la salvaguardia e la valorizzazione dei dialetti. Il presidente Bardi ha preso a cuore l’anno scorso la situazione del C.I.D. e si è espresso a favore della sua sopravvivenza, ma se esso non fosse istituzionalizzato alla fine di questa ulteriore proroga sarebbe destinato a chiudere. Non si può chiedere ai giovani che sono rimasti più coraggio e passione di quanto dimostrati rimanendo nel C.I.D. !

Quali ostacoli si oppongono a una istituzionalizzazione di questi corsi?

Non lo so in verità, credo che se la politica vorrà si andrà avanti anche perché i costi di un’opera così importante sono veramente irrisori. Staremo a vedere se, il lavoro della IV commissione regionale dove la proposta di legge si è arenata per più di un anno, riprenderà il suo lavoro e finalmente licenzierà la pratica. Noi vogliamo crederci, abbiamo avuto, come dicevo, rassicurazioni dal Presidente Bardi e credo che sia importante che si vada avanti anche perché tante sono le iniziative, anche turistiche che si sono sviluppate in vari paesi grazie all’appoggio del C.I.D.

Per  ulteriori informazioni sul progetto è possibile rivolgersi al Centro Internazionale di Dialettologia _ A.L.Ba. – Università degli Studi della Basilicata –  segreteriaprogettoalba@gmail.com e progettoalba@pec.it, tel. 0971202484 – Via Nazario Sauro 85, 85100 Potenza

 

Patrizia Del Puente

Biografia

Nel 1988 vince una borsa triennale di perfezionamento presso il Dipartimento di Linguistica dell’Università di Monaco di Baviera. Nel 1992 vince un concorso a tempo determinato presso il CNR per il settore dialettologico. Nel 1997 vince il concorso come ricercatore del CNR a tempo indeterminato. Nel 2001 ha vinto il concorso a professore associato per il settore Glottologia e Linguistica generale e dal 2002 insegna Glottologia e Linguistica generale presso l’Università degli Studi della Basilicata. Nel 2012 ha vinto l’abilitazione nazionale a professore ordinario di Glottologia e linguistica. Ha creato e coordina il progetto di ricerca A.L.Ba. dal 2007 (Atlante Linguistico della Basilicata) che ha portato alla pubblicazione ad oggi dei primi 5 volumi dell’Atlante, Ha avuto e ha diverse collaborazioni scientifiche tra cui si ricordano all’estero quella con l’Università di Cambridge, Oxford, Boston, Los Angeles e in Italia quelle con l’Università di Napoli Federico II, Pisa, Palermo, Udine e Marconi di Roma. Ha organizzato negli ultimi sedici anni sette convegni internazionali (il settimo si terrà dal 20 al 22 aprile p.v.) di cui sono già stati pubblicati gli atti dei primi cinque a sua cura. A breve saranno pubblicati gli atti del sesto convegno sempre a sua cura. Nel 2018 fonda come evoluzione del Progetto A.L.Ba. il Centro Internazionale di Dialettologia del quale diventa direttrice. Nel 2022, dopo un primo mandato, viene rieletta per un secondo mandato nello stesso ruolo.

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Sull' Autore

Nata a Pesaro nel 1943, vive dal 1948 a Potenza. Già collaboratrice Rai e poi docente di Lettere, svolge dal 2000 attività di scrittrice e giornalista. Ha pubblicato quattro sillogi liriche: "Quaestio de Silentio" (Il Salice, Potenza 1992), "Canzone lunga e terribile" per Isabella Morra (Nemapress, Alghero 2004), “Matrie” (Aletti, Roma 2017), “Cotidie” (Manni editore, 2021). E' autrice di saggi letterari, tra cui "Pirandello tra fiction e realtà" (in AA.VV, Letture di finzioni, Il Salice, Potenza 1993), "Percorsi di poesia femminile in Basilicata" (in Poeti e scrittori lucani contemporanei, Humanitas, Potenza, 1995), “Il ruolo delle donne-intellettuali nelle società antiche” (in Leukanikà, XVI, 1-2, 2016). Appassionata dei dialetti e delle tradizioni lucane, è co-autrice dei testi "Non per nostalgia - Etnotesti e canti popolari di Picerno" (Ermes, Potenza 1997) e “Piatti Detti e Fatti della cucina lucana” (Grafiche Metelliane); per la Consigliera di Parità della Provincia di Potenza ha curato il testo “Quel che resta di ciò che è detto”, analisi della condizione della donna nella cultura contadina lucana. Sintesi delle sue lezioni come docente di scrittura creativa sono state pubblicate in volumi curati dalle Istituzioni culturali per le quali ha svolto quest'attività (Scuole, Biblioteche, Archivi di Stato). Con l’Associazione “ScriptavolanT” ha curato numerosi corsi di scrittura creativa, collaborando anche alla redazione del romanzo collettivo “La potenza di Eymerich”, a cura di Keizen. Sue poesie e racconti sono pubblicati in numerose opere collettive. Per Buongiorno Regione, rubrica del TGR Basilicata, ha curato interventi sulle tradizioni popolari lucane, sulla stampa lucana d’epoca e sulle scrittrici lucane. Per il sito www.enciclopediadelledonne.it ha pubblicato i profili di scrittrici lucane, come Laura Battista, Giuliana Brescia, Carolina Rispoli. Come wikipediana, è parte, in particolare, del progetto in progress “Profili di donne lucane”. In Second life ha curato la redazione del romanzo collettivo “La torre di Asian”. In Craft World e in Second life, come presso scuole e altre istituzioni, tiene corsi di scrittura letteraria. Il progetto-laboratorio “La Città delle Donne”, realizzato in Craft World, ospita i profili di 86 poete di tutti i tempi, tra cui alcune Lucane, ed è frequentato da scuole e cultori.

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