LA DIGA DEL RENDINA ENTRA NEL PNRR PER UN RECUPERO DA 113 MILIONI

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Un risultato che porterà enormi benefici alla Basilicata e al Mezzogiorno”. Il presidente della Regione, Vito Bardi, esprime così la sua soddisfazione per l’inserimento del recupero della diga del Rendina tra i progetti finanziati con il Piano nazionale di Interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico (Pniissi). Presentato dalla Regione Basilicata, l’intervento di ripristino sarà finanziato con 113 milioni di euro, fondi del Pnrr. Soggetto attuatore è il Consorzio di bonifica.

“La diga del Rendina – continua Bardi – è un’infrastruttura cruciale e determinante per lo sviluppo e la crescita della Basilicata. A regime potrà contenere circa 20 milioni di metri cubi di acqua, contribuendo a risolvere gran parte dell’emergenza idrica e a trainare il settore agricolo che è una risorsa preziosa per la nostra regione. Il completamento dell’invaso è stato da sempre prioritario per il nostro governo. Dopo decenni di disattenzione abbiamo finalmente raggiunto un obiettivo che sarà fondamentale per il rilancio dell’economia lucana”.

I lavori individuati a suo empo dalla Regione riguardano un  efficace recupero della capacità di invaso del serbatoio di Abate Alonia” (realizzato nel 1957 sbarrando il corso del torrente Olivento, noto come torrente Rendina, affluente di  destra del fiume Ofanto) con capacità utile di circa 23milioni di mc d’acqua (capacità di accumulo di ca.40milioni di mc) destinati all’irrigazione. Dal 2005 per motivi di pubblica incolumità si tengono aperte le paratie ed ancora oggi, a causa del fermo della diga, l’acqua per l’irrigazione viene regolarmente acquistata. Sin dai primi anni di esercizio della “Diga del Rendina” alcuni rilievi del fondo lago mettevano subito in evidenza il rapido fenomeno di interrimento, dovuto principalmente all’erosione delle valli delle fiumare di Venosa e dell’Arcidiaconata, i cui sottobacini formano il bacino scolante nel serbatoio di Abate Alonia. La “Diga del Rendina”, una diga “zonata”, attualmente è una delle dighe più interrite d’Italia nonostante nel tempo siano state eseguite più operazioni di sfangamento (in particolare dal 1969 al 1975 e dal 2009 al 2014) per recuperare parte della capacità di invaso perduta. Con l’ultimo dragline è stato rimosso ca. 1.000.000 mc di materiale, poi riallocato nella zona di colmata compresa fra l’estremità di monte del lago e la stazione ferroviaria di Rapolla – Lavello, ed è stata effettuata la sistemazione idraulico-forestale della sponda destra (briglie in gabbioni, biostuoie ed interventi di forestazione con essenze di alto fusto, non sempre tipiche della zona – cfr. eucalipto). Attualmente la zona di colmata, sede di ripristino dei sedimenti, risulta interessata da alcune fessure che rendono assolutamente necessario uno studio di fattibilità, comprendente lo studio geotecnico sulla stabilità del pendio di colmata, prima di procedere con le graduali operazioni di auspicabile invasamento.Notevole è l’importanza dell’habitat ambientale ai fini della   conservazione della biodiversità .

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Sull' Autore

Quotidiano Online Iscrizione al Tribunale di Potenza N. 7/2011 dir.resp.: Rocco Rosa Online dal 22 Gennaio 2016 Con alcuni miei amici, tutti rigorosamente distanti dall'agone politico, ho deciso di far rivivere il giornale on line " talenti lucani", una iniziativa che a me sta a molto a cuore perchè ha tre scopi : rafforzare il peso dell'opinione pubblica, dare una vetrina ai giovani lucani che non riescono a veicolare la propria creatività e , terzo,fare un laboratorio di giornalismo on line.

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