ecco l’Europa liberista a tratti marxista

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La lettura dei dati è ancora più drammatica di quello che si tenta di coprire con alcune locuzioni giornalistiche. Siamo ostaggio dei tecnocrati europei che parlano una lingua incomprensibile perché tutti possano considerarsi uguali dinanzi ai problemi e alla crisi.

Crisi che, in realtà, è solo a carico di una parte del paese. Quella più uguale. Quella dove il reddito di cittadinanza è diventato l’unica ragione di vita per molti e l’aspirazione massima per tanti altri.

A questi ultimi, per evitare che si sentisse parte meno attiva del paese, andrebbe spiegato che, in effetti, l’Europa conta proprio su di loro per continuare a fare quello che sta facendo con l’obiettivo di trasformare una crisi ciclica- come quella che stiamo vivendo e dalla quale, stranamente, è solo il Sud a non riuscire a superare, in un sottosviluppo permanente, endemico.

Solo così si spiega l’attacco sferrato dall’Europa nei confronti di questo paese e dei 25 milioni di cittadini che rappresentano la parte debole dell’Italia e dell’Europa. Un gruppo di svantaggiati su cui il populismo fa fede per avanzare nei sondaggi, il nord per aumentare le distanze socio economiche con le regioni del Sud e l’Europa per tenere a freno le ambizioni dell’Italia.

Garanti della scommessa quasi vinta sul fallimento dell’Italia, sono stati – e lo sono – i novelli neo liberisti che, sconfessando le ideologie di sinistra (per alcuni versi) e sostenendo in alcuni casi quelle di destra, hanno generato disuguaglianza e inefficienza in un’area più povera del paese, ponendo le basi perché crescessero disoccupati, neet, pensionati meno abbienti e precari. Tutti però felici, abboniti e tenuti fermi, sul filo della speranza con promessa d’inclusione a tutti i costi.

Per comprendere cosa sta’ facendo l’Europa all’Italia, anzi al Sud Italia, complici tutti i rappresentanti politici di Nord e Sud in Europa, basta leggere i numeri che dall’Europa stessa ci vengono trasmessi.

Nel 2006 il tasso di disoccupazione era del 6,1%. In agosto 2018 è salita al 9,7%, in prevalenza si tratta di giovani e donne soprattutto residenti nelle regioni meridionali. 44,3% rispetto al 46% del 2008.

In 10 anni, però, il Nord ha recuperato il 66% del tasso di disoccupazione. Una persona su 10 è però ancora a rischio povertà mentre al sud, a rischio povertà, è un cittadino su tre che, secondo lo Swimez, guadagnerebbe meno di 10mila euro annui. in queste condizioni, scrive Der Spiegel: “Il Sud Italia muore e una generazione di giovani sarà costretta ad emigrare”.

Perché?

Per comprendere il perché e il per come siamo arrivati a queste condizioni bisogna conoscere qual è la posta in gioco. Posta in gioco che non riguarda solo gli appetiti dei player internazionali sugli asset strategici del nostro paese, men che meno l’interesse o la simpatia per una o l’altra forza politica di Governo.

Il vero obiettivo dell’Europa è creare quello che Marx chiamava l’esercito industriale di riserva.

All’Europa liberista in economia, ma marxista nelle Istituzioni, serve manodopera da sfruttare a basso costo. E la cerca pure di qualità. E se gli Italiani sono brava gente, i Lucani e i sudisti, oltre ad essere brava gente e di qualità, si accontentano anche di poco. Tanto quanto sono abituati a spendere nella propria terra di origine.

Questa è l’idea che anima gli interessi europei: creare un continente tendente al modello Cinese, ma con tre quarti di abitanti in meno. Una grande potenza, più grande di quanto non lo fosse già, così da poter competere, armi pari, con le altre potenze mondiali, ma a basso costo.

Questi obiettivi si raggiungono creando manovalanza a basso costo, ma sopratutto tenendo a bada il sud con promesse mirabolanti come il reddito di cittadinanza, magari impegnandolo in una guerra contro l’invasione degli immigrati e dei barconi perché non si coalizzasse e reagisse a tali condizioni. L’hanno compreso bene quei politici che continuano a far fortuna sulle altrui disgrazie impegnati a scongiurare con tali distrazioni di massa utili a scongiurare che questa verità possa far esplodere rabbia nei cittadini in grado di trascinare il paese in una guerra civile tra nord e sud.

Quello che vogliamo capire, però, è se costoro fanno tutto ciò consapevolmente, oppure sono vittime di un gioco politico che si svolge sopra le nostre e le loro teste. In questo secondo caso, il giudizio per la classe dirigente che avanza sarà peggiore di quello che la storia assegnerà a quella del passato.

Giuseppe Digilio

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