La vulgata secondo cui il candidato Governatore del centrosinistra non esce perchè si aspetta tatticamente che la destra faccia il nome in modo da contendergli il valore aggiunto sul territorio può andare bene per chi se la beve, un po’ meno per chi sa leggere la complessiva situazione di stallo che vive la compagine per mancanza di una guida certa. Se volevamo conoscere il peso che un Presidente di Regione occupa nella gerarchia politica da qualche anno a questa parte, adesso lo possiamo misurare dal vuoto decisionale che quello lucano, ha lasciato nel partito e nella coalizione. Essendo il governatore l’amalgama di un partito sul territorio e avendo gli stessi parlamentari della compagine pubblicamente detto che a decidere sul futuro doveva essere lui, ecco allora che il Presidente in scadenza si prende il tempo che serve per uscire con le redini in mano dal turbinoso carosello che lo ha inghiottito, ben sapendo che una decisione sbagliata lo può mettere decisamente fuori gioco. Ieri , il gps lo dava a Roma, dalle parti di via del Nazareno, non si sa se per un incontro con il segretario o un confronto romano con i parlamentari e il segretario regionale del partito. Si sa che , in linea di principio, Marcello Pittella non gradisce uno della nomenklatura, né di partito né di coalizione e che vorrebbe poter mettere una persona che è chiaramente neutra rispetto al dibattito interno e ininfluente rispetto ai rapporti di forza ancora esistenti nel suo partito. E a giustificazione di questa posizione porta la convinzione che , preliminare ad ogni decisione, deve essere il riconoscimento che questa decisione finale sul nome spetta a lui e non ad altri, come garanzia per una unità reale in una compagine che è partita esattamente ponendo veti pregiudiziali sulla sua persona. Un modo per ricucire lo strappo creato e che però potrebbe avere come conseguenza anche la scelta di un militante nella coalizione, che abbia determinati requisiti di radicamento territoriale e sia comunque competitivo per prestigio e per capacità. In questo senso, e solo in questo senso, potrebbe essere preso in considerazione il valore territoriale della candidatura, cioè come competitor sul territorio degli altri candidati. Se per esempio la destra dovesse scegliere l’ex Sindaco di Policoro potrebbe apparire conveniente mettere persone del tipo di Piergiorgio Quarto o Pasquale Bellitto, nomi di prestigio e che godono di indubbio credito personale. Se viceversa , la bussola dovesse indicare come strategico un candidato di Potenza, potrebbe tornare in gioco un De Luca, un Valvano, un Margiotta oppure direttamente un Polese. Inutile dire che in questa scelta i renziani sembrano svantaggiati, rispetto alla possibile condivisione da parte di LEU. Quindi, diversi fattori da tenere in considerazione. Ma la condizione unica perchè il nome possa risultare vincente è che una volta fatto il Papa , questi non ne esca…Cardinale, cioè tutti zitti a pedalare. Un miracolo! Rocco Rosa