ROCCO ROSA
E’ diminuita la democrazia ma non è aumentata l’efficienza. La legge sulla elezioni diretta dei Sindaci va rivista perché sta portando i Comuni in un territorio avventuroso, dove si gioca tutto sulla qualità del primo cittadino, senza possibilità di intervenire, di correggere, di porre rimedi in corso d’opera. Il progetto è legato ad una persona e se questa non funziona, te la devi tenere e te ne devi prendere il risultato. De Ruggieri, a Matera, è stato giudicato dal Sole 24 ore tra i peggiori Sindaci d’Italia e, a prescindere dal fatto che non merita un giudizio così pesante, è vittima appunto di un sistema che non funziona. Il sistema elettorale vigente, che vede l’elezione disgiunta tra sindaco e consiglieri, si presta a manovre che alimentano le cattive abitudini degli italiani, come quella di dare un colpo al cerchio e una alla botte, votando le persone indipendentemente dalla loro collocazione politica, dalla loro proposta o della loro ideologia, oppure di preparare liste di appoggio ad un candidato che è lontano dal loro modo di pensare ma che è in odore di vittoria. Si arriva così in Consiglio comunale con Sindaci e consiglieri di una stessa maggioranza che non è affatto omogenea, che è frutto di tante tattiche o ragionamenti e di tanti gruppi di pressione, al punto che i primi e seri problemi nascono tra quelli che , pur avendo vinti, non si conoscono neppure ( vedi il caso di Matera) . Non parliamo di quando il Sindaco non riesce ad essere accompagnato da una maggioranza e allora o è capace di amministrare da solo, oppure deve ripiegarsi ad operazioni di mercato politico, tanto vituperato quanto praticato da più parti. Quindi il primo risultato di questa legge è che nata per assicurare stabilità, non l’assicura affatto, in quanto le Amministrazioni ballano tutti i giorni ed al minimo vento di qualche personaggio scontento della situazione. Mediazioni, pressioni, campagna acquisti, cambio della maglia,: ne stiamo vedendo di tutti i colori e nessuno che vada a ricercarne le cause. A questo si aggiunge il problema più generale che ormai le Istituzioni sono viste come luoghi di potere, al Nord come al Sud, e che un Sindaco che voglia volare alto, pensando alla città e non alle pressioni di gruppi e di comitati , rischia di vedersi la strada costantemente cosparsa di trappole. Non siamo in una bella situazione: è come se stessimo a metà del fiume, non possiamo tornare ai tempi in cui il sindaco era ostaggio di un Consiglio comunale e non possiamo approdare ad una situazione in cui il Sindaco di fatti non è portatore di un programma, espressione di un partito e capo di una maggioranza culturalmente e politicamente omogenea. Se poi, a ben guardare, questo modello che non funziona è applicato, con qualche potere in più per il Consiglio. anche a livello regionale, mutatis mutandis, la situazione diventa così generalmente seria da giustificare la esigenza di trovare dei meccanismi di garanzia rispetto al fatto che in cinque anni si può fare un palazzo oppure lo si può demolire senza che nessuno possa realmente farci niente.