IL DESERTO DELLA POLITICA

1

Giampiero D’Ecclesiis

Sono cambiate molte cose negli ultimi trent’anni ma, più di tutto, è diminuito enormemente l’accesso alla possibilità di fare politica, non vi fate ingannare dalla parabola dei cinque stelle o dal finto ricambio delle classi politiche locali, la storia è altra e diversa.

La crisi politica iniziata sul finire degli anni ’90 e l’ingresso in politica di forze essenzialmente plutocratiche hanno via via svuotato di importanza i partiti politici che, più velocemente a destra, e più lentamente a sinistra, si sono inesorabilmente trasformati in principati sostenuti da consorterie di interesse.

La destra ha imposto un modello pseudo-presidenzialista e la sinistra l’ha accettato annacquandolo quanto basta per poterlo immobilizzare alla bisogna, l’intero sistema si è avvitato nella direzione del personalismo abbandonando la politica.

In un mondo normale la ministra/o, l’assessora/e, catapultati in politica per la prima volta e ipso facto nominati avrebbero fatto riflettere, dall’igienista dentale in Regione Lombardia alla ragazzotta assessora al comune di Vattelappesca il passo è stato brevissimo e nessuno ne ha chiesto conto.

Il candidato che alle elezioni comunali, senza aver mai rivestito ruoli pubblici di particolare rilievo, senza aver mai partecipato in maniera sostanziale alla discussione pubblica sulla politica cittadina, incassa un suffragio importante, casomai all’interno di una lista civica o di un partito che fa la sua prima comparsa alle elezioni, non può che essere sostenuto da interessi privati e dovrebbe essere logico ed automatico chiedersi quali e a che fine.

La classe politica lucana, ma anche quella italiana, è in gran parte fatta ormai da piante senza radici.

Oggi come oggi c’è da chiedersi i parlamentari lucani chi rappresentano, quale sia la loro base elettorale, quale il grado di fidelizzazione del loro elettorato, quale la loro aspettativa di durata oltre il prossimo mandato politico, in parole povere chi li ha votati e soprattutto perché.

La sinistra ha smesso di essere popolare da un pezzo, i suoi rappresentanti sono tutti esclusivamente borghesi, commercianti, piccoli imprenditori, professionisti, gente lontana anni luce dalla puzza della povertà, dalla fatica vera delle classi sociali più in affanno, piccole dame di carità che si riempiono la bocca di slogan vuoti e di parole, alfieri di un buonismo becero e falso che ha come unico effetto l’aumento della loro distanza da un mondo cui si ispirano solo ipocritamente alla ricerca della legittimazione di una superiorità etica che è la più spregevole menzogna di questi ultimi decenni.

La destra oramai è tutta orribile, lurida, ignorante, violenta, volgare, senza onore, disposta a tutto. Con tutta la distanza che mi separa da un personaggio dai trascorsi affatto limpidi sul piano politico come il sempre citato Almirante (un fascista è un fascista e un teorico del razzismo resta tale anche a quasi un secolo di distanza), io che sono abbastanza vecchio da ricordarlo so che è era un galantuomo.

Questi piccoli rabbiosi, spesso senza arte né parte, in cerca di denaro e di un posto un Almirante li avrebbe presi a calci nel culo senza pensarci un attimo e quella piccola, oramai insignificante parte di destra che è ancora costituita da vecchi galantuomini sa bene che quello che dico è la verità.

Il centro è crollato, distrutto, annichilito, scisso tra yin e yang, con la parte maschile che è andata a inseminare la sinistra italiana trasformandola in un ibrido borghesissimo e quella femminile che ha accolto la destra partorendo i tre gemelli che la compongono: sovranismo, neofascismo e liberismo privo di scrupoli.

In tutto questo processo la politica è sparita.

Rifletteteci un attimo, passata la buriana delle elezioni chi agisce nel tessuto sociale ai diversi livelli? Dove e come è possibile costruire una coscienza politica, una consapevolezza, avvicinare i cittadini e costruire una militanza capace di far crescere quelle radici indispensabili per radicare la politica al territorio? Chi fa da recettore e megafono delle istanze dei cittadini?

L’esplosione del mondo associativo è il tentativo di colmare il vuoto lasciato dalla politica, nel bene dando spazio a quella porzione di cittadini attivi che sono ancora in grado di esprimere una vocazione al miglioramento della società, nel male essendo spesso strumenti dedicati ad un’azione politica mascherata utile al lancio di ambizioni personali.

Davvero sono pochi i candidati in politica che non abbiano alle spalle il pacchetto di spinta di una associazione che abbia svolto il compito di incubare in qualche misura la candidatura.

A molti di voi questa relazione potrebbe sembrare virtuosa e invece, in assenza della necessaria camera di compensazione, interazione, crescita che erano i partiti altro non è che una maniera surrettizia per costruire candidature personali, legittime, ma affatto capaci di far crescere un tessuto connettivo politico.

Questo deserto politico nel quale vaghiamo è colpa di tutti, egoisticamente e ciecamente, tutti hanno pensato al vantaggio che potevano cogliere dimenticando però che una Nazione vive tutta o presto o tardi muore e la nostra è agonizzante ormai da troppo tempo.

Bisognerebbe provare a ricostruire la politica, ripartire dai partiti, in Italia più che mai ci sarebbe bisogno di un ritorno alla politica, ma per ricostruire, liberi, occorrerebbe ripartire dal finanziamento pubblico ai partiti che è la condizione necessaria, ma non sufficiente, perché la vita dei partiti sia sottratta, almeno in parte, al controllo assoluto dei plutocrati o dei gruppi di potere, perché sia ripristinato, o almeno garantito in parte, il diritto di accesso alla politica a tutti.

Ma il mio è il lamento di un dinosauro, la nostra è una società nostalgica a parole dei tempi in cui la politica era un esercizio per uomini e donne preparati alla bisogna, ma che nei fatti si ingozza di mediocrità e non solo non si scandalizza della pochezza di candidati e candidate ma osserva con invidia chi buttandosi nella mischia riesce a cogliere l’occasione di un vento favorevole.

Ma la politica vera non è fatta di venti favorevoli, i leghisti meridionali sugli scudi solo pochi mesi fa perché utili alla strategia politica di un Salvini in espansione, ora non trovano posto negli organismi direttivi, e presto, assai presto, temo, cominceranno a guardarsi attorno o a guardare indietro alla ricerca di un salvagente o di un altro “passaggio” su un nuovo bus della politica.

Lo scenario che si prospetta è quello di una Lega in ritirata verso la sua patria di elezione, il territorio lombardo-veneto, che non si fida, e con ragione, di chi è saltato nella finestra di opportunità e man mano che torna ad arroccarsi verso i “suoi territori” abbandona i funamboli dell’opportunità a sé stessi e al loro destino.

Il momento è drammatico, il nostro Paese è sempre più stretto da una delle crisi più terribili della storia repubblicana che, nata come emergenza sanitaria sta dilagando nel tessuto economico e sociale e non potrà non avere riflessi sulla vita politica delle nostre comunità e della nostra nazione.

Se fossi un ottimista mi augurerei che a questa crisi possa seguire una rinascita, al momento mi limito a sperare di non prendere il Covid19 anche io.

Condividi

Sull' Autore

Giampiero D'Ecclesiis (Miles Algo) è un geologo. Forse anche per questo riesce ad amare la profondità dei luoghi e della terra. Poeta e scrittore pubblica i suoi racconti e le sue poesie in anteprima sulla pagina Facebook e sul suo blog. Nel 2008 presenta un libro di sue poesie dal titolo “Fantasmi Riflessi” cui segue, nel 2009, il suo primo lavoro narrativo “Vota Antonio, Viaggio semiserio in una campagna elettorale del 2009” (Arduino Sacco Editore). Nel 2012 per la collana “Scritture in metamorfosi” curata dall’Associazione culturale LucaniArt, pubblica una silloge di poesie dal titolo “Graffi nell’anima”. Con il suo racconto “150° Unità d’Italia – 20 luglio 1915, Isonzo” vince il primo premio della sezione Narrativa adulti del 1° Concorso letterario Nazionale “Premio Carolina D'Araio” e, sempre nella stessa occasione, con la poesia “Salendo al paese” il terzo premio della sezione Poesia adulti. Pubblica “Due avventure di Giovacchino Zaccana viaggiatore” in una raccolta di racconti editi dalla casa editrice Pagine nella collana “Nuovi autori contemporanei”. Nel 2014 pubblica il libro “Ipnotiche oscillazioni ed altre storie” Edizioni Universosud cui segue, nel 2015 sempre con la Casa Editrice UniversoSud, il libro di racconti “Giovacchino Zaccana – Appunti disordinati di viaggio”. Collabora con giornali e con riviste on line pubblicando poesie, brevi racconti e riflessioni di natura sociale e culturale. Ha un rapporto critico con il mondo che lo circonda. E’ curioso, irriverente. Odia ed ama la politica. Preferisce quella di prossimità. E’ capace di animare eventi complessi quando la letteratura, la musica, il teatro e la poesia possono restituire una occasione anche ai luoghi che vive. Così ha fatto rendendosi ‘testimonial’ del bisogno di spazi verdi fruibili nella sua amata Potenza, di luoghi da sottrarre all’amianto, all’incuria e all’abbandono.

1 commento

  1. Anna Maria Scarnato il

    Condivido appieno la profonda e ahimé sofferta analisi politica espressa con chiarezza e competenza nell’articolo appena letto. E come è vero che l’associazionismo sostiene ormai candidati politici che interpreteranno i loro interessi e per la soddisfazione dei quali costituiscono un vero cartello.

Rispondi