LUIGI GILIO
La ballata del suonatore di sogni
Il canto che ti rimane sulle labbra
frastornato dai suoni della sera
alla luna intingi al suo chiarore
perso nel tempo che perde l’amore
Sapeva di libero arbitrio lo stesso
l’odore del vino sulla pelle
il migliore sembrava essere perso
nell’intento di contarle tutte le belle stelle
Quanta bella compagnia
che il tempo slegava e portava via
instabili solo le corde del vecchio vento
ognuno svelto contava i passi verso un sano tormento
Lontani eppur vicini
sembrano essere le stesse che poi ti ritrovi
ogni volta che guardi avanti
che il figlio tuo tende sul cuore gli stessi canti
Saranno mille le poesie pensate
tanti le occasioni perdute
in questa calda sera d’estate
negli occhi stanchi, nelle stupide cadute
Quante volte l’abbiamo discesa la collina
tra il cielo, il grano e il sapore delle foglie bagnate
le gambe belle della tenera Donatina
le tante storie a volte vere a volte inventate
Tra gli orli di primavera sulle verdi siepe
all’angolo nella nostra amata villa
sembrava tutto come in un cantico, un nuovo presepe
i sogni reggevano il tempo che lascia sulla strada l’argilla
Svelte le fantasie imbandite si frantumavano
e alla luna storditi dalla notte estrema si dichiaravano
al saluto il canto dell’ultimo giorno
della giovinezza andata che mai fa ritorno
Si resta feriti
si rimane con l’anima in gola
fermi da tanto lontano senza essere mai partiti
sapendo bene che senza un sogno non si vola