LA CROCIATA DEL VESCOVO CIRO FANELLI

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Il prelato manifesta sconcerto per l’autorizzazione della cava di monte Crugname e mobilita la sua gente

FRANCO CACCIATORE

Per un area che da oltre un anno viveva sulla corda, l’autorizzazione regionale dell’apertura della cava di quarzareniti sul monte Crugname, come da precedenti servizi su “Talenti lucani”, ha creato sconcerto e protesta nelle popolazioni e nelle Amministrazioni  melfesi e  di regioni contigue. Una decisione noncurante del danno che si andrà ad apportare al territorio e la sua gente. Così una serie di iniziative, ricorsi al Tar e sit-in. Poi l’inaspettato! A mezzo del circolo “Laudato sì”, una dura presa di posizione del Vescovo Ciro Fanelli, di concerto con i Direttori dell’Ufficio della Pastorale Sociale e Legalità della diocesi  di Melfi-Rapolla-Venosa. Per l’apertura della cava esprime <grande e sincero rammarico per una decisione, che per quanto si voglia ritenere legittima sul piano formale, rischia di esporre la nostra “madre terra” a conseguenze irrimediabili.> Una condanna puntualizzata alla deliberazione regionale che esprimere profondo sconcerto nel considerare la portata della decisione assunta, alla luce delle sfide a cui ci pongono le encicliche Laudato Sì e Fratelli Tutti, circa il rischio che l’attività umana si trasformi in un idolo di “economia che uccide” in cui il profitto venga anteposto ad ogni altro valore.

E il prelato, come da lui stesso asserito, è passato dalla parole, ha lanciato l’appello di una mobilitazione con  un cammino verso monte Crugname sul Vulture per godere e vivere la sua bella e difenderlo.

E la gente ha risposto in modo plateale. Da Melfi, in una domenica dalla temperatura abbastanza alta, ha affrontato la calura e il disagio di un tragitto non facile e abbastanza lungo, circa dieci chilometri, un vero serpentone che a piedi, in bici, in auto o su trattori si è inerpicato per strade impervie, sino a giungere al “tratturello di S. Guglielmo da Vercelli”, quasi a riprendere il possesso di un luogo che lo si vuole scippare alle locali comunità.

Una risposta unanime dall’area melfese, unitamente a quella dell’Alta Irpinia da Monteverede a Bisaccia. E con la popolazione sindaci, assessori, associazioni civili e religiose, rappresentanti del mondo rurale, docenti universitari, ambientalisti a lanciare l’SOS per una cava, la cui estrazione è destinata anche all’estero. Tutti davvero tutti. E con loro il vescovo Ciro Fanelli. La conclusione nei pressi di una significativa testimonianza del  passato, il ponte romano “Pietra dell’Oglio”, lungo la Via Appia, a sottolineare la ricchezza del luogo. I tantissimi interventi a focalizzare la ricchezza storica, ambientalistica, agricola, archeologica e religiosa, per essere stata l’oasi dell’eremitaggio di S. Guglielmo da Vercelli e sottolineare quanto sia da proteggere e non distruggere e soprattutto tutelare per la salute delle popolazioni, con la cava ad alto rischio. La conclusione,  del vescovo Fanelli che nel suo  intervento ha richiamato tre valori essenziali: rispetto, responsabilità e relazione. Evidentemente trascurati da una decisione assunta a livello regionale che non ascolta la voce dei cittadini che abitano il territorio del Vulture, le loro ansie e legittime preoccupazioni rispetto alla possibilità di un futuro negato. E nell’interesse nostro e delle future generazioni, non è possibile tacere, o girare lo sguardo dall’altra parte. L’autorizzazione dell’apertura della cava di Monte Crugname è atto che va il di là della legalità e del buon senso. Una decisione calata dall’alto noncurante della salute della cittadinanza e del grave impatto al delicato ecosistema del Parco del Vulture. Un atto che ignora le nuove e maggiori tutele previste dalla Carta costituzionale che, all’art. 41, prevede un più equo bilanciamento tra legittimità dell’iniziativa economica e salvaguardia dell’utilità sociale, della salute e dell’ambiente,  potenziare  il dialogo dei cittadini con le istituzioni. Un dialogo che si traduca in ascolto dei bisogni dei territori, che faccia fronte ad un nuovo umanesimo, che abbracci anche la cura della casa comune per essere custodi della bellezza del creato e promotori di speranza. E che, ha concluso, avrebbe meritato tempi più distesi e una visione più ampia verso un nostro “bene comune”. Al termine benedizione e recita di preghiera a S. Guglielmo, il S. Francesco del luogo, che a noi piace riportare. Intanto la diocesi annuncia il prosieguo della mobilitazione con altri eventi di prossima attuazione. Davvero, quella del vescovo Fanelli, una crociata perchè monte Crugname resti un bene della comunità. 

Preghiera a S. Guglielmo

 

  1. Guglielmo, da questo luogo santificato dalla tua presenza e dalla tua testimonianza di contemplativo, salga a te la nostra preghiera: perché quanti, qui vengono pellegrini dell’Assoluto, sperimentino ancora la ricchezza del tuo carisma di innamorato di di Dio e delle sue creature. Qui, dove il Signore ha guidato i tuoi passi attraverso l’arcano silenzio, la tenerezza del Suo amore ci faccia riscoprire la grazia del Battesimo e vivere la gioia della nostra figliolanza. Guidaci sulla via del ristoro, nei sentieri del tempo e nel frastuono del mondo a trovare la fecondità del deserto, dove il mistero si schiude e la meta delle vita si delinea.

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copertina Lungo il “tratturello di S. Guglielmo”

Foto:  Il vescovo Ciro Fanelli fra la gente – Con il Sindaco di Melfi, Giuseppe Maglione – L’intervista –  La partenza  verso Crugname –L’intervento –  

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