Il Governo sta preparando l’annunciato Decreto Semplificazioni che dovrebbe velocizzare la macchina amministrativa statale e locale. Quando si parla di semplificazioni, tutti pensano ai lavori pubblici, agli appalti, al codice che è farraginoso, alla proposizione del modello Genova, che sarebbe quello di mettere nelle mani di una sola persona l’intera catena decisionale. Una visione di semplificazione che è ad un tempo stesso limitante e inquietante, cioè direttamente intesa a ripristinare le figure commissariali per singole opere di una certa importanza, e, nella peggiore delle ipotesi, a ripristinare spazi di discrezionalità . La strategia berlusconiana di semplificazione era esattamente questa e i risultati li abbiamo visti con le inchieste sul Mosa, sulla Fiera di Milano, su Roma e su tante realtà nelle quali con l’accoppiata tra project financing e commissario straordinario si è realizzato un sistema perverso fatto di corruzione, di costi crescenti e di opere fatte male. Già l’innalzamento a 250 mila euro della soglia al di sotto della quale è possibile l’affidamento diretto, o al massimo quello semplificato tra ditte di fiducia, ha dato in mano a funzionari e a politici un’arma formidabile di discrezionalità i cui effetti si vedranno col tempo. Adesso una riforma del Codice degli appalti, in un periodo in cui le imprese sono alla corda e al “si salvi chi può” rischia di dare licenza di uccidere al vasto mondo dell’illegalità dei cosidetti colletti bianchi, oltre che preparare il terreno a potenziali infiltrazioni mafiose, così come ,denunciato alcuni giorni fa dal presidente dell’Anac e dai sindacati del settore. Uno scenario da brividi, al verificarsi del quale il Paese rischia di trovarsi pieno di debiti e con risorse finanziarie intercettate da un sistema perverso e privatistico.
E dunque , si prepara un fronte caldo di dibattito, nel quale la necessità di imprimere una velocizzazione al sistema decisionale pubblico, può sconfinare in un oggettivo cedimento del muro di contenimento dei fenomeni criminali finora alzato con strumenti come l’Anac, la legge sulla corruzione ecc. Speriamo che quelle forze che hanno contribuito a migliorare il tasso di moralizzazione del Paese non vengano lasciate fuori da un Parlamento che,in molti settori, è sensibilissimo alle lobbjes. E dunque, la semplificazione non può scegliere tra efficienza e trasparenza ma deve coniugarle entrambe attraverso una serie di procedure capaci di saltare i passaggi inutili, di riunificazione di sedi decisionali diverse, di fissazione dei tempi dei procedimenti, di controlli ex post. Rocco Rosa