SE LACORAZZA SCEGLIE LE PANTOFOLE

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Forse Piero Lacorazza si è lasciato passare davanti un treno che poteva essere vincente , a giudicare dai sondaggi che stanno venendo fuori relativamente ai due collegi lucani. Alla ricerca, anche giustificata, della postazione di testa al proporzionale , l’offerta di correre per l’uninominale a Potenza-lauria , è stata liquidata in maniera un po’ frettolosa. Mentre la candidatura di Viceconte è in affanno, soprattutto  nella città di Potenza, con molte frange della base elettorale del Pd che fanno spallucce al pensiero di dover spiegare agli elettori  come si sia arrivati a candidare un berlusconiano della prim’ora, lui , Lacorazza avrebbe potuto giovarsi di molte condizioni favorevoli: un buon “sentiment”  nel capoluogo e un ottimo riscontro nella val d’agri, dove , oltre all’appartenenza territoriale,  la sua attività contro il fronte del petrolio è stata vista con un qualche favore.  E’ ancora presto per capire se il Pd perde la battaglia del collegio uninominale di Potenza-Lauria, perché la campagna praticamente inizia adesso , ma è già chiaro che lo scarto che i sondaggi registrano a favore del centrodestra e del movimento cinque stelle, non ci sarebbe stato con Lacorazza in lista. La cui assenza peraltro è un oggettivo assist al candidato di Liberi e uguali, Speranza, perché c’è una base elettorale comune che deriva dal passato, che , una volta al bivio tra una candidatura indigeribile e una con la quale ci sono state antiche frequentazioni, preferisce sicuramente la seconda.  E una delle poche regole della politica è che agli elettori non bisogna mai dare l’ordine di astenersi per un turno, se non si vuole correre il rischio che al successivo turno non li ritrovi più. Piero Lacorazza , che, subito dopo la vicenda dell’esclusione dal proporzionale e dell’autoesclusione dal maggioritario, ha manifestato un comportamento corretto e assolutamente encomiabile, non lasciandosi andare a recriminazioni e proteste, oggi capisce che deve dare una risposta politica e mettere in campo il peso specifico elettorale di cui dispone. Dall’altra parte però ci vuole un partito che sappia ricucire lo strappo e riprendersi una pedina importante del gioco di squadra. C’era una volta un partito nel quale la parola d’ordine era “ meno siamo, meglio stiamo”, oggi se non cambia comportamento rischia di diventare un dopolavoro per pochi intimi. Giuseppe Digilio

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