LE PROVINCE, LE AMBIZIONI DI IERI, IL VUOTO DI OGGI

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ARMANDO TITA

La legge Delrio (l. n. 56 del 2014)che ha ridefinito il sistema delle Province è meglio conosciuta come “Scatola vuota delle Province”, una legge che si assomma ai capolavori del centrosinistra a guida Renzi  concernenti il Jobs Act (L. 183 del 2014)che ha comportato e sancito la precarizzazione  di massa e creato una incantevole  generazione di giovani talenti, garantiti da un affascinante e inebriante salario povero,  per non parlare del Rosatellum(L. 165/2017)che ha prodotto uno stupendo Parlamento di Nominati e un magnifico fenomeno “strutturale” di consensi  (immeritati) per il centrodestra.

Mai regali cosi belli sono piovuti dal cielo “gratuitamente” dal centrosinistra .

Mai regali così belli  furono così graditi dal Centrodestra.

Un trittico di leggi che pone la cosiddetta opposizione al governo Meloni  in una condizione umiliante e patogena e in un processo degenerativo, senza ritorno.

Mai avrei immaginato di morire tra fiamme tricolori e saluti romani…

In questi giorni il Presidente della Provincia Cristian Giordano è stato oggetto di polemiche per il suo “deliberato vietrese” a favore di Sant’Andrea di Conza, in provincia di Avellino, ”Città italiana della Cultura “ e non della lucana “Aliano” che gode, a sua volta,  del supporto irpino del  paesologo  Franco Arminio. Una sorta di interscambio tra Basilicata e Irpinia.

Sant’Andrea di Conza, lo dico a coloro che ignorano la collocazione territoriale è un Comune irpino a ridosso del nostro circondario, della nostra  bella area ofantina di Ruvo del Monte e di Rapone, a tre chilometri da Pescopagano. Transeat sulla ridefinizione dei confini campani/lucani.

 Un Comune  “compresso”  tra  Comuni lucani, considerarlo campano è un puro eufemismo.

Sono queste le attenzioni  che la Cronaca politica riserva al Presidente  della Provincia di Potenza, Cristian Giordano.

Attenzione  “dimessa” riservata pure alla Provincia di Matera,  Francesco Mancino che ha goduto dei fari accesi in occasione della sua elezione nello scorso settembre 2024, grazie a un accordo con i Cinque stelle.

Fin qui la Cronaca politica…il resto non è dato sapere. Il  frastuono del silenzio e l’oblio regnano sovrani.

Eppure le Province in Italia e in Basilicata provano a darsi una competenza in materia di trasporti, di edilizia scolastica, di  strade e udite bene di pianificazione territoriale provinciale di coordinamento, il tutto senza un becco di un quattrino e  in totale mancanza e scarsità di finanziamenti.

Le Province di Potenza e Matera sono totalmente uscite dall’Agenda Regionale, la lettura del PNRR e del PSR  si presta solo a un “bypassaggio” tra Comuni e Regione.( pur tra i gravi ritardi, ormai acclarati…gradirei essere smentito).

C’era una volta la tanto ambita, bramata e desiderata  Provincia. 

A tal proposito vorrei ricordare al Presidente della Provincia e ai Consiglieri provinciali di Potenza il fenomeno del “Comitato Pro Provincia di Melfi “degli anni settanta.

Un malessere che veniva dalle aree interne e che poneva in discussione i rapporti centro-periferia.

Un fenomeno politico, una “somma” di esperienze di vite  sepolte nella polvere del tempo e nella storia di una Comunità, figlia di un dio minore.

Un fenomeno  drammaticamente cancellato, sconosciuto  e ignorato dalle nuove generazioni e dagli amministratori provinciali di Potenza e Matera.

La bella Provincia di Potenza aveva  tante competenze e tanta presenza di figure professionali di prim’ordine, dal Medico Provinciale  ai medici dei vari Brefotrofi  che accoglievano e allevavano i neonati illegittimi abbandonati o in pericolo di abbandono, ai  Consultori ex ONMI (Opera Nazionale Maternità e Infanzia)che si occupavano di profilassi, gravidanza, parto e puerperio.

Oggi tutto ciò si definirebbe Medicina territoriale di spessore e di qualità.

Lo diciamo al Presidente Giordano alle prese con i ritardi del suo presidio sanitario territoriale meglio noto come la “Casa della Comunità” di Vietri, prevista dal PNRR.

Provincia, oggi, scatola vuota, ieri cemento ideologico che vedeva la pubblica amministrazione come fattore di sviluppo. “Solo gli uffici portano e moltiplicano la ricchezza”.

Tale idea-forza si sostanziava  nel Comitato Pro Provincia Melfi e negli appoggi di esponenti locali della DC e seppure in maniera più sfumata di uomini del PSI.

“Gruppo deputati PSI habet incaricato suo Vicepresidente Mauro Ferri  a presentare progetto di legge istituzione Provincia Melfi …richiamo attenzione inoltre su necessità che pressione popolare venga mantenuta …”su altri et più sostanziali obiettivi” Telegramma dell’On. Salvatore del PSI (parzialmente da giustificare con quel richiamo ad…“altri e più sostanziali obiettivi”)

“La rinascita della zona non c’è perché ci manca lo strumento amministrativo che ci metta nelle condizioni di avvalerci delle necessarie volontà politiche indispensabili per le opportune realizzazioni” (sen. Leggieri DC)

“La rivendicazione di più potere a Melfi e alle aree interne viene in questa tesi ricondotta alla richiesta della Provincia, la quale a piè pari…senz’altro aumenterà la forza di contrattazione di un’intera zona con un organismo qual è il Consiglio Provinciale costituito da uomini di tutto il Melfese, al contrario della Regione che è purtroppo ancora molto lontana dalle zone periferiche”. (on.le Lospinoso  DC).

Sono tesi che risultano fuorvianti e complici.

Esse recano presso le popolazioni uno scarso senso unitario dello Stato, per dirla, alla Giancarlo Vainieri, ed una malcelata idea di separatismo che in maniera più plateale viene ripresa dal “Comitato Pro Provincia Melfi”.

Qui è il ventre molle di ogni proposta per Melfi che mira allo sviluppo della Pubblica Amministrazione come moltiplicatore di lavoro e di ricchezza.

C’è un binomio che non si può dimenticare in questa nostra Basilicata: “Sviluppo abnorme del terziario e aumento del flusso migratorio”.

Non bisogna dimenticare, lo diciamo ai materani, l’operazione di recupero di nobili tradizioni e di dignità perdute,  Melfi,  Prima Capitale Normanna del Sud(1041).

Draghi, gagliardetti normanni, adesivi gialloverdi tappezzarono Melfi nei giorni più caldi del novembre 1974.

I suoi strati sociali più disperati dal piccolo commerciante al sottoccupato nei cantieri, allo studente frustrato, al professionista indignato additano i presunti traditori, non melfitani, che mai potranno fare l’interesse del paese.

Ogni politico potentino briga contro Melfi .

Mons. Casorelli, vicario diocesano di Melfi inizia lo sciopero della fame nella piazza principale del paese; i treni per Potenza vengono bloccati per diversi giorni alla stazione ferroviaria.

Si costituisce la Struttura del Comitato composta da piccoli e medi commercianti, da alcuni professionisti e da qualche piccolo industriale.

Nonostante i plateali appelli al popolo mancano nella Direzione gli  operai, i contadini e i braccianti, pur presenti ,numerosissimi,  in paese.

Questo breve excursus storico del “Comitato Pro Provincia Melfi” dimostra e conferma plasticamente le ragioni profonde del malessere delle aree interne e i malsani rapporti centro-periferia ed ancor più il terrificante mantenimento della marginalizzazione economico sociale che si esprimeva  ieri  nel violento e minaccioso: “Lezzo cadaverico esce dalla sede dei partiti,” e, oggi,  nell’odierno deposito delle firme del  Referendum “Matera in Puglia”.

Una scelta sciagurata che significherebbe perdere lo status di ”Capoluogo di Provincia”.

Capoluogo di Provincia ridotto a un lumicino che diffonde una luce fioca, debole e incerta, quasi spenta, per niente ambito e agognato dal Comitato “Matera in Puglia”.

 

*Sociologo e Saggista.

 

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