La sortita di Emiliano sulle macroregioni è stata utilizzata dai Sindacati Cgil, Cisl e Uil della Basilicata per dare una prova di esistenza in vita. E lo hanno fatto parlando a nuora perché suocera intenda e cioè, nel dire al Governatore pugliese che non deve fare pipì fuori dai confini, dicono anche a Pittella che sulla questione dello sviluppo non puo’ fare tutto da solo e che deve aprirsi agli altri soggetti che, a vario titolo, nella società, hanno diritto ad esprimersi sulle grandi questioni. Il sottinteso è che questo quadro politico è insufficiente per sostenere processi di riforma vasti e che le grandi questioni infrastrutturali hanno forse bisogno di partecipazione più larga anche dal punto di vista dei rapporti tra le forze. Il fatto è che la Basilicata sta vivendo un periodo di falsa tranquillità, nel senso che ci sono più forze che lavorano sottoterra di quelle che operano al sole. Il petrolio non è una ricchezza, i giovani se ne vanno, il lavoro, eccezion fatta per la Fca, continua a latitare, e tutto questo nel giro di tre anni è servito , nel gioco politico, a trovare un solo responsabile cui affibbiare la colpa. Il bello di chi esce dalla stanza dei bottoni è che viene emendato da qualsiasi colpa del passato e ricondotto ad una verginità formale, e qualche volta viene anche chiamato a dare una mano a quelli che, in nome del rinnovamento l’avevano avversato. Ecco, pensare ai numerini del consiglio regionale è importante , me nella graduatoria di importanza, viene secondo rispetto alla esigenza di compattare questa regione sul versante politico sociale e generazionale per una prova che potrà essere superata solo se tutti remano dal verso giusto. Sulle infrastrutture, tanto per fare qualche esempio, ne sparano di tutti i colori e c’è una opposizione che vuole ,come si dice, Napule e Parigi. Sui trasporti si sta chiedendo di tutto, tanto chiedere non costa niente, nella falsa illussione che in nome di Matera 2019 lo Stato centrale si svenerà pr i lucani. Fanno il loro mestiere,le opposizioni, come l’hanno sempre fatto altri da anni , con il risultato che conosciamo: un popolo spaccato , che è preda dei lupi da sempre. Anche questa è una strategia per fare il gioco dei più forti. Ecco perché è arrivato il momento di capire chi lavora per questa regione e chi lavora contro: chiamare tutti ad una collaborazione non formale, a mettere da parte le speculazioni, a contribuire ad indicare la graduatoria di priorità che fanno gli interessi della basilicata. Chiamarli tutti, e fare il discorso di un padre di famiglia della Lucania per bene: questo si può fare, questo si farà fra dieci anni, questo si farà togliendo i soldi da un’altra parte. E tutto al calore di una fiamma, la compattezza del popolo lucano, che è la sola a far paura ai lupi.
I LUPI ASPETTANO
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