NINO CARELLA

Ricorderemo quella dell’Epifania 2017 come la più grande nevicata del (nuovo) secolo: mai vista tanta neve a Matera da almeno 30 anni; i più anziani ricordano l’ondata di gelo del 1956, che però in effetti dovette essere ben più consistente:

L’intera provincia di Matera è rimasta isolata per diversi giorni. Si deve intervenire con elicotteri ed aerei per rifornire di viveri la popolazione e gli animali. Ma per questi ultimi, per migliaia di pecore, mucche e capre non c’è scampo: se non muoiono assiderati, muoiono di fame per mancanza di foraggio. Le città sono come paralizzate. Fermo il traffico, stradale e ferroviario, si ferma tutta l’economia urbana. Manca più o meno tutto, i primi ad accorrere, con ogni sorta di generi alimentari, sono gli americani. Le fabbriche, quelle poche che ci sono, restano ferme per l’assenza di energia e acqua. Le tormente di vento e neve hanno divelto tralicci elettrici, il gelo ha fatto scoppiare decine di condutture dell’acqua. Lecce è rimasta per quattro giorni senza corrente elettrica.
(La Gazzetta del Mezzogiorno, 9 febbraio 1956)

Si dice che quell’ondata di maltempo contribuì addirittura a velocizzare l’emigrazione del Sud: le cronache del ’56 parlano di oltre un metro di neve, in Puglia, con punte di due in talune zone, per intere settimane di gelo. A Matera stavolta, due giorni di intense nevicate hanno accumulato poco più di mezzo metro di neve. E sessant’anni di passi avanti tecnologici e organizzativi si sentono tutti.

Non di meno è stata un’ondata eccezionale, a queste latitudini, e in queste zone. Disagi ce ne sono ovviamente stati, soprattutto segnalati in zona Ospedale, ma complice forse il weekend festivo, e la pronta risposta di Comune e Protezione Civile, con il decisivo contributo di cittadini sempre meno propensi alla lamentela gratuita e più alla collaborazione attiva, sono stati comunque limitati: le strade principali nella direttrice nord-sud sono state spazzate di frequente (a volte con mezzi occasionali e forse inadeguati, ma si fa di necessità virtù); i servizi di base dei mezzi pubblici in città sono stati garantiti; è stata attivata una linea per le emergenze, della quale non abbiamo però notizie circa l’effettiva efficacia (ma questa è una nota solitamente positiva). In generale lo sforzo per alleviare i disagi c’è stato, si è visto, e va certamente premiato.

D’altronde, signori, questo è il Generale Inverno, che nel corso dei secoli ha mietuto vittime, e stroncato brillanti carriere. E i disagi di queste ore in città sono nulla rispetto ai danni che potrebbe aver provocato e ancora provocare nelle campagne, dove pare le precipitazioni siano state più abbondanti, i soccorsi tardano di più ad arrivare, l’isolamento è più grave, gli animali soffrono oltremodo. Tanto che è già stato proclamato lo stato di emergenza per calamità naturale.

Di fatto la città di Matera non è rimasta completamente isolata come altri comuni limitrofi, ad esempio Santeramo e Gioia del Colle (vuoi vedere che per una volta la macchina organizzativa lucana è stata più efficiente di quella pugliese, se addirittura il Governatore Emiliano è arrivato a pubblicare il suo numero di telefonino per rispondere alle emergenze?), tanto che molti negozi sono riusciti eroicamente ad aprire, assicurando l’approvvigionamento di farmaci e viveri, se pure con modalità diverse dal solito: tantissima gente a piedi sulla neve lungo strade di solito spazzate solo da auto in corsa; il ritorno alla spesa nel negozio sotto casa invece che al centro commerciale; le piazze dei rioni rianimate dai giochi e dagli schiamazzi dei bambini (e degli adulti!). Non proprio tutto il male vien quindi per nuocere: non potremmo allora usare questa parentesi eccezionale per riflettere sull’organizzazione complessiva delle nostre vite in tempi ordinari, che diamo spesso per scontata e come dato immutabile di realtà, invece di sforzarci maggiormente per cambiarla in meglio? Non succederà, ma intanto la butto là.

Ovviamente i trasporti da e per la città hanno subito i disagi maggiori, mostrando il nervo scoperto di tutta la propria inefficacia e inadeguatezza: funzionano poco e male in tempi normali, figuriamoci in tempi eccezionali (assurdo che FAL, unico mezzo non su gomma esistente in città, non effettui corse la domenica: e questo sempre, mica solo quando nevica!). Credo infatti che molto presto il maggior rammarico per la pessima gestione sul fronte 2019, sarà proprio il tema infrastrutture e trasporti: si è persa un’occasione, ormai possiamo dirlo con certezza, a meno di due anni dall’appuntamento e senza uno straccio di progetto approvato o di cantiere aperto. Difficilmente ne ricapiterà un’altra così ghiotta e a portata di mano, e qualcuno prima o poi ne dovrà rispondere. Ma questa è davvero un’altra storia. E ne riparleremo.

L’emergenza (comunque ampiamente prevista, e come si è visto non certo al massimo della potenza che la natura può eventualmente scatenare) è stata quindi affrontata con serietà da amministratori e cittadini (che ad esempio hanno evitato di mettersi in auto inutilmente e se non adeguatamente attrezzati, o facendo scorte di viveri in anticipo); non si segnalano interruzioni di energia elettrica, acqua, linea telefonica; e nelle prossime ore, con il previsto miglioramento del meteo, e mantenendo questo livello di cura ed attenzione, la situazione dovrebbe lentamente migliorare. Il Comune ha comunque già tempestivamente informato che le scuole rimarranno chiuse lunedì (martedì sono previste altre brevi precipitazioni nevose, e forse la chiusura si prolungherà ancora), e visto che il disgelo sarà lento, occorre avere pazienza e adeguarsi: se qualche disagio è da mettere in conto, al di là di questi non si è insomma registrato molto altro. E’ quasi una sorpresa, ma fino a un certo punto. Credo che certi momenti vadano vissuti con spirito di adattamento e collaborazione, e non con impossibili pretese di ripristino immediato dell’assoluta normalità.

Purtroppo invece i social tendono ad amplificare le negatività, o a celebrare acriticamente le positività; tanto che bisogna mettercisi di punta, con tono di sfida e andare quasi contro vento (in ogni caso il mio sport estremo preferito), per dire che, tutto sommato ed in rapporto all’eccezionalità degli eventi, il problema è stato affrontato e gestito, e i cittadini sono stati in media prudenti, ordinati e pazienti. Anche perché è un vento davvero scemo, quello che apre bocca per soffiare con l’intenzione di spazzare via tutto, strumentalizzando sempre tutto, finendo solo per limitare l’efficacia della denuncia quando c’è realmente da denunciare; e poi parlarsi male addosso non è un gran modo di farsi pubblicità, e nemmeno informazione. E se è vero che in questi giorni difficili sono arrivate centinaia di disdette di turisti impauriti dalle allerte e dai bollettini meteo, è pur vero che magari, la prossima volta, potremo tranquillizzare loro, e tranquillizzarci forse un po’ anche noi.

Ma per fortuna, abbastanza presto, di questa nevicata resteranno soltanto gli irripetibili scatti fotografici dei Sassi innevati, già utilizzati da moltissimi giornali e TG nazionali come didascalia o sfondo per dare notizia del maltempo al sud: scatti amatoriali o professionali di un presepe incantato che contribuirà (e ce n’è sempre bisogno) a rendere ancora più virale e desiderabile la nostra città, in questi giorni vestita di un abito insolito ed esclusivo, che la rende ancora più unica, e ancora più bella.