GIAMPIERO D’ECCLESIIS: “SORSI DI METAXA”

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Giampiero d'ecclesiis

Giampiero D’ECCLESIIS

Ambra di uve Sultanina, Savatiano, di Corinthe unite insieme a dare leggerezza e soavità, moscato di Samo e di Lemno, erbe antiche e segrete rilasciano soavità di vaniglia e di legno, sentori di frutta essiccata al sole salmastro delle isole greche. Sentori di una morbidezza divina hanno atteso lunghi anni di buia clausura in legno di quercia prima di arrivare alla bottiglia e dall’anfora fino al mio bicchiere. Quanti anni sono passati dall’ultima volta che ho accostato le mie labbra e, prima ancora, il mio naso ad un bicchiere di metaxa. Era un’altra vita, era un altro Giampiero, era un’altra terra. Un tavolino tondo con una modesta tovaglia di quelle a quadroni, due piatti vuoti di tanta carne arrostita, due amici, due bicchieri, un immenso prato di verde erba in risacca e una bottiglia. Me lo ricordo il primo sorso, lo ricordo bene, come fosse stato un attimo fa, quella soave mescolanza di profumi, quella boccata dolce e quel retrogusto lungo, lentissimo di fiori e di frutta secca. Eravamo io e Bruno, ad est, in giro per fiumi nervosi, dai letti di ghiaia e di sabbia, nel bel mezzo di un paese lontano a parlare sotto voce, a lasciarci sfumare dal naso ad ogni espirazione gli aromi, pensando a domani, pensando alle cose che avremmo dovuto fare, a quelle che avremmo potuto fare. Chi l’avrebbe detto allora che era l’ultimo bicchiere di metaxa che avremmo bevuto insieme. Un altro sorso. E mi sfuma via il ricordo, lentamente, con fatica, lasciandomi un retrogusto di rimpianto per momenti che non torneranno, per un amico che non c’è più. La boccata dolce mi accarezza la lingua e l’alcool mi brucia sul fondo, il sole si riflette nell’ambra del liquore che si illumina forte alla luce della lampada e sento il vento del mare, quello che ti soffia forte su una scogliera di bianco calcare e ti riporta il mare e le erbe, il mirto e il rosmarino. Socchiudo gli occhi un momento e vedo le sue labbra che si schiudono in un sorriso e me la immagino abbronzata che mi cattura con gli occhi sullo sfondo bianco di una rupe calcarea con lo sfondo azzurro del mare che all’orizzonte delimita con una linea di poco più scura il cielo infinito. Un altro sorso. Sento il calore che risale confortante dal mio stomaco su fino al mio viso, come un massaggio interno che mi rilassa e mi placa. Placa le mie amarezze, le mie delusioni, le mie ansie e mi dispone alla tranquillità. Rompo l’incantesimo con una scaglia di cioccolata, la mia bocca è pronta come un’amante che aspetta di essere baciata, che non vuole più indugi e che ti vuole addosso e la scaglia è un’acme, non solo di gusto, fosse solo questo sarebbe una banale degustazione, un’acme di pensieri e di sensazioni. Si scioglie piano sulla lingua lottando papilla per papilla per conquistare terreno ai profumi soavi del liquore, avanza, travolge, sapida e speziata, la mia cioccolata al Red Berry ricordo del mio ultimo viaggio in Colombia, ogni piccola scaglia di frutto inaugura una nuova sensazione e, quando ormai la cioccolata crede di essere l’unica dominatrice del mio gusto un nuovo sorso di metaxa arriva e riconquista. Si accoppiano, giacciono insieme sulla mia lingua e generano figli e nipoti, incroci di gusti e sentori, meticci di uve e di legno, che mi riempiono la bocca e la testa di ritmi sincopati. L’ultimo sorso. Soave come la morte, come un lungo sonno quando sei stanco, come il pensiero di un amico che non c’è più ma che tu senti vivo e vicino in quel momento, lento come i ricordi che ti corrono nella mente rallentati e che riesci a gustarti un fotogramma alla volta. Sorrisi, pianti, mani piccole che diventano grandi e poi attese, piccole delusioni, successi, insuccessi, dolori, amori, rimpianti, speranze, tutta una vita in un piccolo bicchiere di liquore magico che ti cattura in una malìa e ti trasporta lontano, lì dove vorresti andare e non ti fa tornare. Accendo una sigaretta e lentamente, dolcemente, torno a me stesso, ai miei pensieri, alla mia esistenza, accarezzo con garbo la bottiglia, incerto se versarne ancora un poco, poi desisto e inizio a prepararmi nuovamente. Itaca è lontana, gli Dei ostili e l’equipaggio stanco. Le condizioni ideali per una traversata. 

Sorsi
Ricordi di ambra nella sera
sfumano soavi lentamente
il cuore, gli occhi, il naso, la tua mente
si adagiano tra ricordi ormai passati.
Ombre gentili ti si fanno accanto
e danzano col fumo che risale.
Un sorso ancora solo voglio dare
la nebbia del rimpianto non risale
e resto calmo seduto ad aspettare
un sorriso di avorio tra le canne,
un bacio sulle labbra di mattino,
l’abbraccio di un amico che consola
il caldo del liquore che ristora
fino al sole, al mattino della vita,
sussurra piano che non è finita.
(G. D’Ecclesiis, 2016)

 

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Sull' Autore

Giampiero D'Ecclesiis (Miles Algo) è un geologo. Forse anche per questo riesce ad amare la profondità dei luoghi e della terra. Poeta e scrittore pubblica i suoi racconti e le sue poesie in anteprima sulla pagina Facebook e sul suo blog. Nel 2008 presenta un libro di sue poesie dal titolo “Fantasmi Riflessi” cui segue, nel 2009, il suo primo lavoro narrativo “Vota Antonio, Viaggio semiserio in una campagna elettorale del 2009” (Arduino Sacco Editore). Nel 2012 per la collana “Scritture in metamorfosi” curata dall’Associazione culturale LucaniArt, pubblica una silloge di poesie dal titolo “Graffi nell’anima”. Con il suo racconto “150° Unità d’Italia – 20 luglio 1915, Isonzo” vince il primo premio della sezione Narrativa adulti del 1° Concorso letterario Nazionale “Premio Carolina D'Araio” e, sempre nella stessa occasione, con la poesia “Salendo al paese” il terzo premio della sezione Poesia adulti. Pubblica “Due avventure di Giovacchino Zaccana viaggiatore” in una raccolta di racconti editi dalla casa editrice Pagine nella collana “Nuovi autori contemporanei”. Nel 2014 pubblica il libro “Ipnotiche oscillazioni ed altre storie” Edizioni Universosud cui segue, nel 2015 sempre con la Casa Editrice UniversoSud, il libro di racconti “Giovacchino Zaccana – Appunti disordinati di viaggio”. Collabora con giornali e con riviste on line pubblicando poesie, brevi racconti e riflessioni di natura sociale e culturale. Ha un rapporto critico con il mondo che lo circonda. E’ curioso, irriverente. Odia ed ama la politica. Preferisce quella di prossimità. E’ capace di animare eventi complessi quando la letteratura, la musica, il teatro e la poesia possono restituire una occasione anche ai luoghi che vive. Così ha fatto rendendosi ‘testimonial’ del bisogno di spazi verdi fruibili nella sua amata Potenza, di luoghi da sottrarre all’amianto, all’incuria e all’abbandono.

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