Che Paese è questo dove ogni regola ha per lo meno dieci eccezioni, tutte appartenenti alla categorie del più forte ? E’ un paese dai diritti differenziati, a seconda del territorio, del luogo oppure della istituzione interessati. Ultima la vicenda dei precari. Ce ne sono ancora quarantamila nella Pubblica Amministrazione, disseminati tra Università, Enti di ricerca, amministrazioni regionali e locali. Dopo che hanno fatto il pieno degli insegnanti, oltre centomila stabilizzati, oggi si storce il naso a sistemare questi altri contratti di collaborazione, perché una “cazzuta” Madia ha sentenziato che dal 2017 non ci dovrà essere nessun contratto atipico. Eppure sia gli insegnanti che le collaborazioni nella Pubblica Amministrazione vantano la stessa fonte di diritto: una sentenza della Corte Europea di Strasburgo nella quale si dice che l’abuso dei contratti a termine deve essere eliminato o sanato con una sanzione che faccia da forte deterrente per l’Amministrazione che lo pone in atto. Bene, la sanzione per gli insegnanti è stata la assunzione a tempo indeterminato, per gli altri della Pubblica Amministrazione, invece è di 2 anni di stipendio, così come vari Tribunali hanno sentenziato. Da qui vari ricorsi alla Consulta perchè faccia giustizia di questa sperequazione e riveda il proprio orientamento. Le leggi in vigore prevedevano il concorso riservato al 50 per cento per questo personale, ma i concorsi non si sono potuti fare finora perché la legge di stabilità li impediva, così che scadono i termini per tenere in piedi contratti atipici e queste persone non hanno potuto prendere parte ad uno straccio di concorso. Ma c’è chi ,nelle more, ha fatto di testa propria. Il Quirinale, con Mattarella, li ha assunti direttamente, la Regione Sicilia ha fatto una società pubblica per la gestione di questo personale, la stessa cosa la Val D’Aosta, che stava per fare una gara tra privati per una società di servizi ma poi ci ha ripensato scegliendo l’Agenzia Pubblica, l’Inail invece ha trasformato i CoCOCo in tempo determinato. Che Italia è questa dove le regioni a statuto speciale possono derogare a norme nazionali valide erga omnes, che riguardano l’eguaglianza dei diritti delle persone? Se è impossibile che si faccia il passaggio a posto fisso, perché regioni ed enti locali non chiedono di prorogare questa situazione eccezionale per il tempo di bandire i concorsi, che pure è un diritto incontestabile per questo personale che vi lavora da dieci, dodici anni. Non chiedono l’assunzione senza concorso, chiedono di svolgerlo questo benedetto concorso che si è inceppato per pratiche incestuose, fatte da chi pensava di poter fare tutto e di tutto. E il silenzio dei Sindacati? Imbarazzante. Mentre a Roma la CGIL tuona contro le possibili esclusioni a Potenza manifestano un colpevole silenzio e stavano facendo passare una aberrazione giuridica di un affidamento a privati della gestione del personale. Che non è ,badate la gestione di servizi esternalizzabili, ma il passaggio di quello che è la spina dorsale dell’Amministrazione pubblica regionale, e cioè 200 persone laureati, in possesso di una professionalità forte, in grado di controllare tutto quello che l’utenza fa, sia quella imprenditoriale, che quella legata agli investimenti europei. Possiamo mai pensare di passare il controllo ad un privato Ecco allora l’esigenza che Anci e regioni si attivino urgentemente per portare la questione a livello nazionale, attraverso una proposta unitaria delle regioni, magari prendendo l’esempio di quelle a Statuto speciale. Che poi tanto speciali non sono state viste che la sola Sicilia ne tiene 24mila di precari. Il 31 dicembre vedrà una nuova suddivisione tra chi si è mosso per tempo e chi è stato a guardare? (LA FOTO DI COPERTINA: PRECARI DELLA GIUSTIZIA MANIFESTANO A ROMA) R.R.
PRECARI ITALIANI A DIRITTI VARIABILI
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