Scrivo di rado di politica perché è materia oggi piuttosto scaduta, altamente delicata e facilmente in grado di provocare sollevazioni da stadi calcistici. Purtuttavia, come tanti, non sono immune dall’osservare le vicende di questo periodo e, come ogni buon cittadino dovrebbe fare, provo a farmi delle mie opinioni su quanto accade.
Di tutto quel che vedo provo a sintetizzare poche considerazioni. Innanzitutto il dibattito stesso si è impoverito fino all’inverosimile. Si assiste pressoché impotenti ad accuse, condite da notevole maleducazione fino a rasentare la volgarità che, dall’essere originariamente indirizzate dall’opposizione verso la maggioranza, sono passate ormai a far parte della dialettica interna anche dello stesso partito.
Nell’epoca della iperinformazione, nella quale ogni sussurro viene moltiplicato per gli innumerevoli mezzi di informazione esistenti, mi pare che la vecchia regola dei “panni sporchi si lavano in famiglia” è oggi più che mai ignorata. In passato , politicamente o meno, se si aveva qualcosa da dire, la si andava a dire al diretto interessato ben chiusi in quattro mura e, se casomai vi fosse stato il rischio che qualcun altro potesse ascoltare una discussione dai toni accesi, si alzava anche un po’ di più il volume della radio. Oggi qualunque malcontento viene espresso a microfoni accesi, in assemblea pubblica e senza tenere in alcuna considerazione alcuna regola di bon ton né di educazione e di rispetto, e dicendo questo non mi vesto certo da difensore di nessuno – visto che, tra l’altro, i personaggi chiamati in causa non hanno certo bisogno di alcun difensore -.
In secondo luogo osservo come, oggi più che mai, viviamo una nuova epoca delle Crociate. Non quelle fatte per salvare la Terra Santa, ma le crociate messe in campo per condannare questa o quella situazione onestamente imbarazzante nella quale i vari politici incappano piuttosto spesso. Sto parlando del famigerato caso Marra, stretto collaboratore del Sindaco Raggi nella capitale. Fa specie, certo, rilevare come un movimento sulla carta integerrimo come i Cinque Stelle sia potuto incappare in cadute di questo tipo (anche se non riguarda direttamente un loro esponente diretto, bensì una scelta ritenuta imprescindibile effettuata dal loro sindaco),ma il punto non è questo. Il punto è che, a scagliarsi con ogni forza e violenza mediatica siano quegli stessi esponenti che hanno dato vita al siparietto di cui sopra, che, contestualmente all’arresto del succitato Marra, hanno avuto un caso di gran lunga più grave, come l’inchiesta che riguarda il Sindaco di Milano (non un suo collaboratore), indagato per fatti successi all’epoca dell’ Expo.
Ora, mi chiedo, come possono diversi esponenti di un partito scagliarsi con tanta veemenza nei confronti di una vicenda come quella romana, ignorandone una assai più grave che capita al capoluogo lombardo e che riguarda esponenti dello stesso partito?
Ogni volta che, in politica come nella vita, succedono cose di questo tipo, ovvero episodi nei quali si fa fatica a trovare lo stesso metro di misurazione, sono portato ad invocare una ragione diversa. In questo caso trovo che a giocare un ruolo decisivo sia la paura di non essere in grado di controllare determinati avvenimenti. Sia il primo che il secondo caso denotano infatti l’incapacità di riuscire ad avere il pieno controllo di ciò che accade. Ecco allora che la logica,la razionalità, la lucidità, ovvero quelle stesse doti che in larga misura appartenevano ai politici del passato, manca completamente ai politici del presente.
Assistiamo impotenti ad un dibattito impoverito molto di più dell’uranio, un dibattito che si frammenta in considerazioni da bottega e prescinde dall’analisi razionale dei fenomeni, siamo al cospetto di pseudo leader politici che mostrano una sostanziale incapacità di far fronte con armi dialettiche e di preparazione al susseguirsi degli accadimenti.
E non è un allarme che riguarda solo la politica nazionale. Alzare la voce ed apostrofare compagni ed avversari è un malcostume a qualunque latitudine e sarebbe il caso non solo di abbassare i toni, ma soprattutto di cercare di ricorrere al necessario autocontrollo che i cittadini si attendono da coloro che hanno chiamato a dirigere le istituzioni di questo paese.