Stalinismo di mercato di Mark Fisher.

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Riflettere sul sistema capitalista come fa Mark Fisher nel suo saggio dal titolo “ Realismo Capitalista” non è da tutti. Il saggio di Fisher “ Realismo.  Capitalista” edito da Nero è stato pubblicato in Italia nel 2018, la sua prima edizione risale al 2009. Siamo in pieno passaggio dalla crisi finanziaria dovuta alla bolla speculativa legata ai “ fondi spazzatura” alla crisi del debito “sovrano europeo”  del 2010, secondo la corretta intuizione dell’economista Roubini. Come scrive nella sua  prefazione al saggio di Fisher  Valerio Mattioli << La tesi è semplice: il The Is No Alternative al capitalismo pronosticato dalla Thatcher è stato infine introiettato non solo dalle forze politiche che pure a suo tempo occupavano il campo avversario a quello del conservatorismo neoliberale, ma dallo stesso inconscio collettivo; il risultato è che “è più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo”>> e’ in questo passaggio il senso del realismo capitalista. Il Capitalismo neoliberale ha avuto la capacità di modificare a tal punto la coscienza Individuale e collettiva,  con effetti drammatici sia sul piano sociale che psichico, che perfino coloro che dicono di opporsi , di fatto, operano nel senso indicato dal Capitalismo Neoliberale. Non è un caso che Fisher nel suo saggio  evidenzia il crescere di malattie psichiche dovute a tale sistema. Fisher ha maturato le sue riflessioni, filosofiche e sociologiche, prendendo spunto da un “mondo”  per così dire non accademico. Acquisisce  notorietà come blogger per poi diventare famoso grazie ai suoi scritti di politica, musica e cultura popolare. Vicino alle teorie filosofiche “accellerazioniste” secondo le quali il capitalismo potrà essere superato alla sola condizione di “accelerare” i processi che lo caratterizzano portandolo all’autodistruzione. L’Accelerazionismo” si presenta tanto come filosofia politica di destra quanto di sinistra, Fisher si caratterizza come teorico di sinistra, chiaramente marxiano. Per chi volesse approfondire il tema dell’accelerazionismo , dal quale Fisher prende spunto, può leggere il Manifesto Accelerazionista scritto da Nick Srnicek e Alex Williams edito da Laterza. Ritornando al saggio di Fisher per prima cosa bisogna soffermarsi sul significato che attribuisce a “realismo capitalista. Scrive l’autore << Per come lo concepisco, il realismo capitalista non può restare confinato alle arti o ai meccanismi semipropagandistici della pubblicità. E’più un’atmosfera che pervade e condiziona non solo la produzione culturale ma anche il modo in cui vengono regolati il lavoro e l’educazione , e che agisce come una specie di barriera invisibile che limita tanto il pensiero quanto l’azione. ( …) L’unica maniera per mettere in discussione il realismo capitalista è mostrare in qualche modo quanto sia inconsistente e indifendibile: insomma , ribadire che di “ realista” il capitalismo non ha nulla (…)>>. Prosegue oltre << (…) il neoliberalismo ha cercato di eliminare la stessa categoria di principio, di valore nel senso etico dalla parola: nel corso di più di trent’anni il realismo capitalista ha imposto con successo una specie di << ontologia imprenditoriale>> ( n.d.r. F. Von Hayek) per la quale è semplicemente ovvio che tutto , dalla salute, all’educazione , andrebbe gestito come un’azienda (… )>>. L’idea aziendalista riguarda persino il singolo individuo il quale in un sistema panmercatista deve diventare imprenditore di se stesso. Tale approccio non riguarda solo l’Individuo ma appunto ogni aspetto del vivere associati : dallo Stato, il quale deve essere governato come un’Azienda con i conti in ordine secondo il mantra economico neoliberale fino alla gestione della propria persona, del proprio corpo. Presupposto ideologico è l’individualismo metodologico che giustamente Fisher fa risalire ad Adamo Smith,  Max Stirner per arrivare a von Hayek ossia alle teorie economiche marginalista ( n.d.r. Scuola economica di Vienna)  in combinato disposto con il monetarismo della Scuola Economica di Chicago di Milton Friedman. L’individualismo metodologico parte dal presupposto che l’unico dato dal quale prendere le mosse è l’azione dell’individuo e dal grado di soddisfazione che esso persegue attraverso le azioni che compie. La realtà sociale finisce con il tradursi in pure e semplici relazioni di scambio. Come scrive Fisher tutto ciò che è solido si dissolve nelle Public Relations ossia scambio. Prendendo ad esempio il film “ Impiegati … male “ scritto e diretto da Mike Judge evidenzia le relazioni in un mondo del lavoro fortemente individualizzato nel quale al singolo lavoratore viene chiesta creatività nel senso di qualcosa che in qualche modo lo renda identificabile.  Strumenti sono l’abbigliamento, l’essere performanti, disponibili, precari, nomadi, fluidi. Caratteristiche tutte queste che provocano stati d’ansia che spingono all’autodistruzione come provano tutta una serie di comportamenti socializzanti  forse è più corretto dire  a – socializzanti che investono i settori industriali all’avanguardia e non solo.  Rispetto al mondo dell’istruzione Fisher parla di “impotenza riflessiva” che determina problemi di salute mentale, depressione endemica o semplicemente il numero impressionante di studenti che soffrono di qualche forma di dislessia che altro non è che post – lessia ossia la perdita della capacità di lettura perché tutto ciò che serve è il riconoscimento degli slogan che serve per navigare nella rete. Un sistema fluido rende impossibile a chiunque soffermarsi a riflettere e quindi ad elaborare un minimo di pensiero critico.  Le contraddizioni insite all’interno del capitalismo neoliberale , rispetto alle quali dovrebbe essere possibile, elaborare una strategia politica alternativa riguardano proprio il mondo del lavoro, della formazione/istruzione, delle relazioni affettive  e il senso stesso  della libertà. Sul piano del lavoro cosa chiede il Capitalismo? Superato il sistema di produzione fordista percepito come rigido, il nuovo sistema di produzione, come dicevo, richiede flessibilità, accettazione della precarietà come sinonimo di libertà individuale, di essere performanti e sempre disponibili. A fronte di una narrazione che vuole la fine del lavoro sostituita dall’innovazione tecnologica l’ Individuo deve rendersi disponibile al punto tale che i tempi dell’esistenza debbano finire con il coincidere con il tempo del lavoro. Come scrive Fisher <<  (…) Nella fabbrica fordista, tute blu e colletti bianchi venivano brutalmente separati da strutture fisiche che, all’interno dello stesso edificio, rispondevano a mansioni diverse: costretti in ambienti   rumorosi e sorvegliati a vista da dirigenti e supervisori , i lavoratori potevano comunicare tra loro soltanto durante le pause, al bagno, alla fine della giornata lavorativa o nei momenti di sabotaggio, per il semplice motivo che la comunicazione interrompeva la produzione. Ma sotto il postfordismo la catena di montaggio si trasforma in “flusso di informazioni”. E’ insomma proprio comunicando che la gente lavora. (…) Lavoro e vita diventano così inseparabili. ( …) Periodi in cui lavori si alternano a periodi in cui sei disoccupato. Costretto a una fila infinita di impieghi a breve termine, non riesci a pianificare un futuro(…)>>.Quanto evidenziato per il lavoro vale la sfera affettiva. La famiglia che nel sistema capitalista moderno era il fondamento del sistema produttivo e riproduttivo essendo un sistema rigido viene disincentivata. Legami stabili rendono la manodopera rigida, stessa cosa dicasi dell’aspetto riproduttivo. Scrive Fisher << (…) il capitalismo ha bisogno della famiglia ( in quanto strumento essenziale per la riproduzione e la cura della forza lavoro: perché allieva le ferite psichiche inferte da condizioni socioeconomiche fuori controllo) , eppure contemporaneamente ne mina le fondamenta ( impedendo ai genitori di trascorrere tempo con i propri figli; alimentando la tensione di coppia nel momento in cui i partner diventano fonte di consolazione affettiva reciproca) (…)>>. La famiglia oltre a rendere rigido il mercato del lavoro alimenta la spesa pubblica per il sociale con una crescita della pressione fiscale a fini redistributivi per cui è fonte di politiche economiche sociali incoerenti con il mantra neoliberale.  Richiamando quanto sostenuto dall’economista marxista Chistian Marazzi la data che segna il passaggio dal sistema di produzione fordista a quello post fordista è  6 ottobre  1979 , quando la Federal Reserve portò i tassi di interesse al 20% dando inizio alla supply – side economy. Solo se teniamo costantemente in mente la supplì – side economy è possibile comprendere ciò è successo da allora e di come, rifacendosi a ciò che auspicava von Hayek, siamo in presenza di una azione restauratrice che vorrebbe portare l’orologio della Storia a prima del 1848. Ossia alla restaurazione di sistemi politici ed economi rigidamente liberali e censitari. Gli effetti della supply – side economy si trovano anche nell’istruzione, è il primo baco di prova. Ne sono prova i nuovi metodi di apprendimento per i quali più che l’apprendimento finalizzato alla costruzione di una mentalità critica servono gli obiettivi raggiunti codificati in tabelle, per quanto ci riguarda dalle prove “invalsi”,  il mantenimento del numero di studenti e  il numero di promossi. Avendo insegnato in un college Fisher conosce la realtà di quel mondo come si evince da quanto scrive, valido anche per il nostro sistema educativo << Il sistema attraverso cui il college è finanziato fa sì che – anche qualora qualcuno intendesse farlo – non ci si possa letteralmente permettere di respingere uno studente. Le risorse allocate per i college si basano sia su quanto questi riescano a raggiungere obiettivi specifici ( e quindi fanno testo i risultati degli esami), sia sul tasso di frequenza e di mantenimento degli studenti: questa combinazione di imperativi di mercato e quelli che burocraticamente vengono chiamati target è un tipico esempio tratto dello “ stalinismo di mercato” che attualmente regola i servizi pubblici (…)>>. Non ci vuole molto per capire che siamo in presenza di un regime che non ha nulla a che vedere con la liberà della Persona. Siamo in presenza di un sistema totalitario che ha nell’ideologia Neoliberale e nell’esaltazione dell’Individualismo i punti di forza. La questione ambientale è l’altro tema che evidenzia le contraddizioni insite nel capitalismo neoliberale. Gli esempi citati da Fisher sono Bill Gates e George Soros i quali uniscono all’avida ricerca del profitto la retorica dell’impegno ecologista e della responsabilità. Ricordo a tutti lo sfruttamento bestiale della forza – lavoro, spesso minorile, utilizzata nelle miniere dalle quali si estrae il coltan utile per la telefonia mobile. Le trasformazioni in corso sono state assecondate da forze politiche di sinistra e di centrosinistra. Fisher fa riferimento al Labour  più in generale bisogna riferirsi alle “Terze vie” che hanno interessato l’Occidente. In Italia, ad esempio, il processo è stato assecondato dal PD al quale si sono aggiunti A.V.S. e lo stesso M5S.  Nel concludere il suo saggio Fisher prova a dare delle indicazioni circa la possibilità di costruire un modello alternativo al sistema attuale. Evidenziando come tanto la crisi dei fondi speculativi quanto dei debiti sovrani non abbiano minimamente scalfito il capitalismo Fisher sostiene che il capitalismo non ha bisogno di essere neoliberale, può benissimo riconvertirsi al vecchio modello socialdemocratico oppure a un modello autoritario anticipando la tendenza in corso che vede  l’ascesa di forze e movimenti politici di ultra destra, per cui il punto di domanda  è come costruire una alternativa credibile. Sulle conclusioni l’analisi di Fisher presenta qualche debolezza il che non vuol dire che il saggio di Fisher non va letto.  Il saggio merita di essere letto per la precisa e puntuale descrizione che fa del capitalismo, per quanto riguarda le possibili soluzioni resto perplesso. Se ha ragione quando scrive che uno dei <<difetti della sinistra è il suo eterno attaccamento ai dibattiti storici non mi sembra che la proposta di un “autentico universalismo” sia la soluzione sufficiente. L’Universalismo di fatto lo ha già realizzato il Capitalismo Neoliberale attraverso una sapiente produzione culturale ben rappresentata da produzioni cinematografiche e televisive che puntano ad imporre un unico modello sociale ossia l’American Style rappresentato dal politically correct e dalla ideologia woke.   Altra cosa è quando invece  pone l’accento su temi quali:  la riduzione della burocrazia; una nuova cultura del lavoro ( n.d.r. penso che sia questo il tema principale); la battaglia politica contro l’ideologia manageriale.  Se il capitalismo come modello economico “ realisticamente” non appare superabile, il problema è come, in qualche modo domarne gli “ animal spirits” per dirla con Keynes. Se è vero che le questioni sono globali ossia di relazioni internazionali è anche vero che sono soprattutto nazionali. Gli Stati hanno rinunciato a diverso titolo a quote di sovranità nazionale a favore di Entità sovranazionali guidate da tecnocratici votati al credo neoliberale.  Molti di questi tecnocrati proprio come i Trattati sottoscritti dai singoli Stati sono il risultato di scelte fatte dai singoli governi nazionali ed è per questa ragione che le soluzioni sono da ricercare in primo luogo in ambito Nazionale. Il tema del lavoro, la necessitò di un’etica pubblica del limite alternativa all’etica dell’illimitatezza neoliberale , sono alcune delle questioni da affrontare. Penso che bisogna partire da questi temi tenendo sempre ben presente l’invito di Fisher a guardare il capitalismo con realismo mettendo da parte facili entusiasmi circa il suo imminente crollo.

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Sull' Autore

Capo Unità Org.Amm. presso Ferrovie Appulo Lucane Ha studiato Giurisprudenza presso Università degli Studi di Roma "La Sapienza" e Sociologia presso l'Università di Salerno

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