Con il Sud si sta giocando col fuoco e nessuno si accorge che l’area è satura di dinamite. Anche questpo decreto sul Sud è una presa in giro come le tante che hanno fatto nel passato e che potrebbero riempire una pagina fatta tutta di titoli di legge. Alla fine del secolo scorso i soldi per la industrializzazione del Sud sono finiti al Nord grazie ad un comma semiinvisibile che estendeva i provvedimenti alla riconversione dell’apparato industriale. Così che, i primi, i più abili, i più attrezzati , cioè gli industriali del Nord, si sono pappati tutti i denari e gli altri hanno avuto le briciole. Poi è arrivata l’Europa e i soldi che dovevano essere straordinari e aggiuntivi per il Sud sono diventati ordinari e sostitutivi , giacchè lo Stato ha detto semplicemente “visto che c’è L’Europa , ci pensa lei. Poi i finanziamenti dell’Europa sono finiti allo Stato con i vari Pon e alle grandi aziende pubbliche ANAS, Ferrovie, che ne fanno un programma nazionale. E mentre prima con la famosa riserva del 40 per cento al Sud tutti i settori le cose più o meno avevano un criterio di riparto democratico, oggi lo si calcola in base alla popolazione, ben sapendo che i giovani scappano e i paesi inaridiscono. Più o meno , tutto questo strombazzare sull’impegno per il meridione in venti anni ha portato il tasso di intervento nelle aree meridionali dal 40 per cento al 33, 5 per cento. E la gente sta zitta, perché a) le Regioni hanno finito col guardare solo in casa propria senza vedere i processi generali, b) perchè non c’è nessuno che studia più questi problemi in quanto il Sud è istituzionalmente, politicamente e mentalmente scardinato, spezzettato, disarticolato. L’ultimo decreto sul Sud è l’ennesima perla: fa finta di dare e invece toglie. All’art.7 bis infatti introduce il criterio degli investimenti in relazione alla popolazione arrivando così al 34 per cento del totale da investire. Ma , ed è questa la “genialata” del governo, questa riserva vale solo per i finanziamenti gestiti dall’Amministrazione centrale e non per le società pubbliche, tipo Anas,Ferrovie , le quali possono gestire i soldi europei senza nessuno vincolo di riserva . E siccome le convenienze di queste società vanno lì dove c’è sviluppo e popolazione ecco che da tutte le parti vanno fuorchè ai territori più disagiati dell’interno. Non è un caso che il solo tracciato nuovo di alta velocità che riguarda il Sud è la Napoli-Bari che mette in sinergia le due regioni più popolose del Meridione. Da tutte queste ne consegue che il Sud non ha diritto più a niente, perché sorpresa nella sorpresa, grazie a questi investimenti già fatti, la quota di riserva del 34 per cento è già stata superata e quindi le società pubbliche sono libere di investire altrove. Siamo alla follia e alla presa in giro di quella mezza Italia che è prigioniera della cattiva politica, che non si mette insieme per un progetto, che si chiude in casa senza vedere il tempo di fuori, se piove o tira vento, che pensa , come tanti nobili decaduti, alla conservazione del castello e alle lotte di successioni e che quando si incontrano a Roma, per parlare del Sud, fanno finta di non conoscersi. Complimenti. Giuseppe Digilio