THERE AND BACK AGAIN (IN USA) / 1

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ida leonedi IDA LEONE

Il titolo e’ una citazione evidentissima dalla saga de Il Signore degli Anelli, che resta una delle mie preferite. E’ il titolo dell’opera che ha per protagonista Bilbo Baggins, e che racconta il suo avventuroso viaggio, e il suo ritorno alla Contea. Ho la fortuna di poter passare qualche giorno negli Stati Uniti d’America, ospite di mia sorella, e quelli che seguiranno sono i racconti del mio punto di vista (parziale, discutibile, disomogeneo, ma originale, nel senso di non artefatto) su questo meraviglioso, talvolta terribile, Paese.

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Il viaggio inizia molto prima che l’aereo si stacchi dal gate.

Per chi come me vive in una cittadina alla periferia dell’impero, il viaggio inizia addirittura la sera prima, quando si prende un treno per arrivare nella capitale. “Arrivare” non é necessariamente scontato: ieri, solo 36 minuti di ritardo. Ma é capitato che il ritardo arrivasse a due ore, ed é anche capitato che il treno non arrivasse mai a Potenza, da Taranto ove proveniva. Un blocco in galleria verso Grassano, e ciao. Vi lascio immaginare il caos, quella sera.

THERE AND BACK AGAIN USAIl rito consolidato delle nostre partenze prevede una cena a base di specialita’ romane, ed il pernottamento in un albergo a due minuti dalla Stazione Termini, con lunghi cupi corridoi rivestiti di legno e moquette rossa, in tutto e per tutto identici a quelli dell’Overlook Hotel di Kubrick. La mattina, presto, si torna in stazione per prendere il Leonardo Express per Fiumicino.

E qui, inizia l’esasperante trafila dei controlli. Se qualcuno 15 anni fa mi avesse detto cosa saremmo stati costretti a fare per partire, gli avrei riso in faccia. Ma – come dice un mio amico – siamo in guerra, anche se non lo sappiamo (o non vogliamo ammetterlo) e questo é il prezzo da pagare, per i civili.

Dalla stazioncina del Leonardo Express si prende un pullman per arrivare al terminal 5, quello dei voli americani. Si entra in uno stanzone in fondo al quale ci sono una decina di minuscoli banchetti sormontati dai loghi delle varie compagnie aeree. Dietro ai banchetti, impiegati (italiani) delle compagnie. Il loro compito é fare da filtro per il check in vero e proprio. Giá la prima domanda, quando dopo la fila di prammatica io e mia sorella ci avviamo insieme verso uno dei banchetti, ci spiazza: “Siete sposate?” Siccome non lo siamo, sicuramente non fra noi, banchetti separati. Io capito con un simpatico giovanotto che guarda distrattamente il passaporto, e poi mi parla. Quella che segue è la trascrizione fedele del surreale dialogo che si é svolto fra me e lui.

Lui: Dunque, lei viene da Potenza… Basilicata, giusto?
Io: Sí
Lui: Bene, mi parli un po’ della Basilicata
(qui la mia faccia diventa un enorme punto interrogativo. Ma che é, la domanda a piacere agli esami di V elementare?)
Io: …. Beh, la Basilicata é una bella regione, con ….
Lui: Un solo affaccio sul mare, giusto?
Io: No, due. C’é la costa tirrenica, che magari é piú famosa, ma c’é anche la costa ionica, bella per altri versi e …
Lui: Marina di Camerota é in Basilicata?
Io: No, é in Campania. Non é distante da Maratea, ma é in Campania.
Lui: Senta, e se dovesse consigliarmi un ristorante, in Basilicata, cosa mi consiglierebbe?
(vabbé, vuoi la guerra? ora mi diverto. Assumo un tono da documentario e declamo)
Io: In Basilicata c’é un ristorante stellato Michelin a Terranova del Pollino, lo chef si chiama Federico Valicenti. Glielo consiglio, ma occhio che da Roma ci vogliono almeno sei ore e…
Lui: Sei ore! é lontano, allora! Senta, e di Macerata che mi dice?
(Macerata? la domanda trabocchetto?)
Io: Macerata non é in Basilicata. Forse voleva dire Matera. Lo sa che Matera é capitale europea della Cultura 2019?
(e qui parte il pippone, che lui ascolta con l’occhio che si fa via via piú vitreo, ma non osa interrompermi. Poi, per sua fortuna, mi fermo per riprendere fiato e lui si infila)
Lui: Lei lavora?
Io: Certo
(oddio, questa non é proprio la veritá, ma vabbé)
Lui: E dove lavora?
Io: Regione Basilicata
Lui: Ha un supervisore? Come si chiama?
Io: …???…
Lui: Sí, un capo, insomma
Io: Certo che ce l’ho
Lui: E come si chiama?
(ora sono io ad avere la faccia stranita)
Io: Si chiama XX YY
Lui: Va bene, grazie, puó andare

Mia sorella, che ha la carta verde, se l’é cavata dichiarando come era arrivata in aeroporto (Leonardo Express) e quanto tempo esattamente ci aveva messo (35 minuti).
Insomma, se volete passare i controlli per gli Stati Uniti, ripassate usi costumi turismo geografia e storia della vostra regione. A me rimane il dubbio che alcune domande non fossero trabocchetti per vedere se mi tradivo, ed ero in realta’ una pericolosa terrorista che millantava la sua provenienza, ma denotassero un filo di ignoranza del commissario d’esame. D’altra parte, la Basilicata si studia alle elementari, che pretendete?
Al termine dell’interrogazion… ehm del colloquio,veniamo dotati di bustine di plastica per metterci dentro smartphone e tablet, con i loro caricabatteria, che devono essere tirati fuori dalle borse e dagli zaini.

Il resto é (quasi) ordinaria amministrazione: il check in con una impiegata non giovanissima bionda molto sorridente che ci scova anche due posti vicini, anche se praticamente davanti ai bagni; un controllo veloce passaporti / carte d’imbarco; il passaggio di borse, bustine e corpi al metal detector. Io passo liscia, a mia sorella contestano l’orologio. Chi non passa manco dopo aver levato oggetti incriminati deve entrare in una specie di box doccia, posizionare i piedi sugli appositi disegni e alzare le braccia, mentre una macchina praticamente la radiografa. Da lontano, sembra gente che si sta arrendendo, consegnandosi al nemico per stanchezza.

Da quando siamo uscite dall’hotel infatti sono passate tre ore, e ancora non siamo partite.
C’é da prendere ancora un altro pullman per arrivare ai gate di imbarco, dove si ha il tempo di deliziarsi con un esosissimo caffé al costo di 1 euro e 20 centesimi, e fare la pipí in un bagno che ha visto giorni migliori.
E finalmente (un altro pullman!) si salgono con reverenza le scalette del bestione che ci porterá a Charlotte, North Carolina, prima tappa del viaggio verso la nostra casa americana.

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Sull' Autore

Esperta di Fondo Sociale Europeo e delle politiche della formazione e del lavoro. Mi interesso anche di fenomeni di innovazione sociale e civic hacking: open data, wikicrazia, economia della condivisione, creazione ed animazione di community di cittadini. Sono membro del gruppo di lavoro che ha portato Matera a Capitale europea della cultura per il 2019. Sono orgogliosamente cittadina di Potenza e della Basilicata, e lavoro e scrivo per migliorare il pezzetto di mondo intorno a me.

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