Sul dimensiomento scolastico non solo la Regione Basilicata non riesce ad imporre al Governo la propria visione di un territorio che deve mantenere i servizi essenziali per la sopravvivenza della zone interne, ma, nelle decisioni a valle che riguardano il settore si comporta esattamente come si sono comportati da anni lo Stato, le banche, le poste, l’enel , e cioè si spostano i servizi dalle zone a minore utenza a quelle di maggiore utenza. Una contraddizione evidente, di cui la politica regionale non si rende conto: utilizzando il principio che i servizi restano lì dove la popolazione è più numerosa, non si fa che accelerare lo spopolamento dei centri minori, fino ad arrivare al risultato che , continuando questo processo, rimarranno in piedi quindici, venti comuni, su 131, e tutto il resto farà la fine di Craco, questa volta non per colpa della natura matrigna ma della politica incapace di guardare al di là del proprio naso. La petizione portata avanti da mille abitanti di Corleto perticara, che data l’esiguità della popolazione, sono un numero eccezionale , verte proprio su questo quesito: vogliamo far morire i piccoli paesi o riteniamo invece di intervenire con una politica che punti a riequilibrare i servizi, a dare nuove opportunità ai piccoli borghi, a crearvi occasioni di crescita, e in definitiva a dare un motivo alal gente per restare? Corleto è simbolo di questo disinteresse verso l’osso della Basilicata, la parte più interna e meno popolosa, la parte più sofferente della regione. Invasa dalla multinazionale francese del petrolio, il paese ha avuto le stesse conseguenze nefaste di Viggiano in termini di danni ambientali (aria inquinata, fiammate che mettono in allarme la popolazione, un puzzo continuo che costringe a tenere le finestre chiuse d’estate) , senza averne i benefici economici di Viggiano, così che è incapace di porre tasselli per impostare il proprio sviluppo. Dovrebbe pensarci la politica, cercando appunto di sostenere questo processo, ma essa va appresso alle convenienze dei politici di zona, al loro peso, alla loro influenza. Così che un paese , come Corleto, che si è candidato a portare avanti l’alta formazione in un settore come quello della chimica, cercando appunto di creare professionalità per il futuro, si trova ad essere privato della direzione del sistema scolastico zonale, diventando un’appendice di Sant’Arcangelo. Magheggi di una politica che non guarda al di là del proprio naso. Da qui nasce il dubbio che la classe dirigente regionale non sia capace di uscire dalle piccole convenienze personali, dai piccoli patronaggi politici e di impostare una politica di riequilibrio delle aree. Esattamene come fa l’attuale Governo che abbandona la parte più povera del Paese per privilegiare quella che più dà soddisfazioni economiche. Come si fa a pretendere dagli altri una visione alternativa se qui non si riesce ad andare al di là di vuote chiacchiere di chi predica bene e razzola male.? ROCCO ROSA
LA PETIZIONE
Le firme raccolte sono frutto di una attenta riflessione dettata dal buonsenso sul nostro territorio, scaturita
dalla decisione della Giunta Regionale di Basilicata di sopprimere la Dirigenza dell’Istituto Omnicomprensivo di Corleto Perticara (PZ) e di smembrarlo, accorpandone i vari ordini di scuola ad altri Istituti Scolastici di Sant’Arcangelo (PZ). L’atto della Giunta ha fatto seguito al parere della IV Commissione che si è espressa con quattro Consiglieri favorevoli e quattro astenuti. La stessa ha escluso la possibilità costituire qualsiasi tipo di Istituto Omnicomprensivo. Quasi una demonizzazione. Eppure l’esperienza di tenere insieme in un paese diversi ordini di scuola non è affatto negativa. Significa seguire gli studenti nel loro completo corso di studi, significa saperli indirizzare nelle scelte di vita, dar senso all’unità del sapere e difendere l’identità del paese. Stando ai numeri, Corleto, secondo i criteri della Commissione, non può avere la Dirigenza Scolastica. E’ vero, i numeri no le danno ragione da soli. Accanto ad essi però vi sono tante altre motivazioni per mantenerla. Il paese di Corleto in non lungo periodo di tempo è stato espropriato di:
Pretura
Polizia Stradale
Ufficio di Collocamento
Ufficio della Forestale
Sede della Comunità Montana.
Ora si vede togliere anche la Dirigenza Scolastica. A furia di togliere, non ci stanno lasciando niente, nei fatti le si priva di qualcosa che può rappresentare anche l’orgoglio di una comunità. Corleto, poi, ha sul suo territorio numerosi pozzi petroliferi ed è sede del Centro Olio di proprietà della Total. I proventi petroliferi derivanti dalle estrazioni, oltre che portare benefici all’intera nazione, finanziano molte attività della Regione e contribuiscono a tenere in piedi l’Università di Basilicata. Se Corleto da tanto, è così difficile concederle in deroga la Dirigenza Scolastica? Sottolineiamo inoltre che l’Istituto Tecnico Tecnologico, con sede nel paese e con indirizzo chimica- materiali e biotecnologie, ha programmi connessi alla presenza delle attività di estrazione. La sua autonomia garantisce formazione di addetti al settore petrolifero, ma anche libertà di controllo e di difesa culturale del territorio. Un’altra considerazione ci spinge a difendere l’autonomia dirigenziale del nostro Istituto. Sopprimerla significa far scomparire il personale scolastico che vi opera, che con la sua presenza alimenta anche l’economia del paese. E c’è di più. Spostare la Dirigenza significa far confluire in un altro luogo professori, genitori, operatori scolastici, iniziative che inevitabilmente saranno un serbatoio economico per acquisti, utilizzo di beni e servizi.
Si andrà così ad arricchire ulteriormente la vicina Sant’ Arcangelo, paese già sede di altre due Dirigenze Scolastiche. E così torna il discorso sulle aree interne che si continuano a penalizzare con queste operazioni che, all’apparenza innocue, provocano conseguenze negative per le comunità che le subiscono. Bene. Questo è quello che ci sentiamo di dire rispetto al Piano di Dimensionamento Scolastico della Regione Basilicata. Siamo sicuri che saremo ascoltati. Non chiediamo elemosine, ma dignità e soprattutto che ogni territorio possa dire la sua.