Si può decidere di ignorare ciò che non ci piace, ma non si possono ignorare le scienze e i risultati forniti per comprendere i fenomeni che ci circondano, specie quando il maggiore fautore dei cambiamenti dell’ecosistema di cui siamo parte integrante è la specie Homo sapiens. Credo che la specie Homo sapiens sia l’unica specie che ha messo in atto azioni per autodistruggersi, le estinzioni di massa che hanno interessato altre specie in passato, sono state causate da fenomeni naturali, noi siamo l’unica specie che provocherà anche la propria estinzione se non si metteranno in campo azioni per un’inversione di rotta nelle scelte compiute.
Per comprendere e conoscere i rischi ambientali a cui sono soggette le popolazioni nei pressi dell’industria petrolifera abbiamo intervistato la Prof.ssa Albina Colella docente di Geologia presso l’Università degli Studi della Basilicata che sta divulgando i risultati di ricerche scientifiche nell’area della Val d’Agri dove insistono il Centro Oli di Viggiano, in esercizio, e quello di Tempa Rossa in fase di esecuzione.
La Geologia è un campo vasto di discipline, di cosa si occupa nell’ambito della Geologia? Qual è la sua specializzazione e quali linee di ricerche ha seguito nel corso della sua carriera accademica?
Mi occupo di Geologia del Sedimentario, di Geologia Marina, di bacini sedimentari, delle risorse naturali presenti nei loro depositi, come acqua e petrolio, e degli impatti ambientali relativi alla gestione di tali risorse. Sono stata Presidente dell’Associazione Nazionale di Geologia del Sedimentario-GEOSED e del Gruppo Italiano di Sedimentologia, Direttore del Centro di Geodinamica e del Dipartimento di Scienze Geologiche dell’Università della Basilicata. Nel 1999 sono stata responsabile scientifico di un mega-progetto europeo sulle risorse idriche della Val d’Agri, che ha fornito un quadro complessivo delle acque sotterranee in termini di valutazione della quantità e della qualità.
La reiniezione viene considerata una best practice per lo smaltimento di alcuni tipi di rifiuti, come si può leggere anche sul sito di ENI. Questo significa che deve essere considerata sicura?
La reiniezione è una best practice e attualmente è la modalità di smaltimento più sicura, ma non sono esclusi problemi e i conseguenti impatti ambientali. Negli USA, ad esempio, si sono verificati diversi problemi legati al mancato rispetto delle norme di sicurezza, alla mancanza di integrità strutturale dei pozzi, alle condizioni geologiche del sottosuolo e alla presenza di pozzi abbandonati nell’area interessata dalla reiniezione.
Dopo anni di dibattito appare sempre più chiaro il nesso tra reiniezione di fluidi e terremoti. Ci può spiegare, perché la reiniezione può provocare terremoti e se questo avviene sempre?
La reiniezione a pressione di fluidi può, come anche altre attività antropiche, alterare l’equilibrio meccanico del sottosuolo e indurre terremoti in genere di modesta entità (sismicità indotta), perchè tende a far aumentare le pressioni sotterranee creando disturbi nelle rocce. Ben altra cosa è la sismicità innescata, di cui poco si parla, e che in territori sismici può anticipare lo sviluppo di terremoti importanti. L’iniezione di fluidi a pressione può produrre variazioni della pressione di poro nelle rocce: un aumento di tale pressione lì dove nel sottosuolo vi sono faglie già vicine alla rottura in prossimità del sito con pressione aumentata, può innescare anche un forte terremoto. E’ doveroso precisare, tuttavia, che ciò non avviene sempre, e che la reazione può essere nulla, piccola o devastante in funzione delle condizioni iniziali del sottosuolo che viene sollecitato, ovvero del campo di stress tettonico preesistente.
Parliamo del pozzo di reiniezione Costa Molina 2 che è uno dei più vecchi in Val d’Agri. Da quanto è utilizzato per questo scopo? Ha causato terremoti connessi all’esercizio di rieniezione?
Il pozzo Costa Molina 2 è attivo ufficialmente per la reiniezione dal 2 giugno 2006. Recentemente sono stati pubblicati dei lavori scientifici e divulgati rapporti dell’INGV che hanno evidenziato come il sottosuolo in cui è ubicato tale pozzo sarebbe interessato da faglie con percorsi molto permeabili e con migrazione delle acque reiniettate, che generano microsismicità indotta. Si tratta di una situazione da non sottovalutare e da tenere sotto controllo, in quanto il pozzo di reiniezione è ubicato nel luogo dove nel 1857 si è verificato un devastante terremoto che ha causato circa 3.000-4.000 morti nel vicino abitato di Montemurro, e dove secondo il lavoro scientifico di Stabile et al. (2014) ci sarebbe una pericolosa faglia attiva che arriverebbe fino in superficie. Una conclusione che tuttavia è dibattuta e non è condivisa da ricercatori dell’INGV, motivo per cui sarebbe necessario fare chiarezza al più presto, come chiede da tempo anche il Prof. E. Boschi, già Presidente dell’INGV.
Parliamo delle sorgenti di Contrada la Rossa (Cd. La Rossa), quando sono emerse le sorgenti anomale di Cd. La Rossa? Quando ha svolto le loro analisi e cosa ha trovato?
Le acque torbide e saline di Contrada La Rossa sono fuoriuscite in pressione dal sottosuolo improvvisamente nel 2011, a circa 2,3 km dal pozzo di reiniezione Costa Molina 2, causando il disseccamento della vegetazione per l’alto contenuto di sodio. In pratica queste acque sono scaturite in superficie con modalità molto simili a quelle di Chico in Texas, dove nel 2003 nelle vicinanze di un pozzo di reiniezione sono apparse improvvisamente delle acque scure, puzzolenti e saline che hanno causato il disseccamento di alberi.
Nel 2013 ho ricevuto una richiesta di aiuto da agricoltori del luogo, tramite il Ten. di Bello, e incuriosita ho cominciato a studiare queste strane acque, campionandole dal 2013 al 2016, anche in collaborazione con alcuni colleghi del Politecnico di Torino. Ho impostato un programma di ricerca, compatibilmente con l’esiguità delle risorse finanziarie disponibili; ho campionato le due polle anomale, sette volte in tre anni e per confronto anche le acque delle sorgenti adiacenti e della sorgente di Tramutola, dove naturalmente insieme all’acqua fuoriescono anche idrocarburi.
In pratica non sono mai state segnalate prima d’ora in Appennino meridionale, acque come quelle di Cd. La Rossa: si tratta di acque diverse da quelle delle sorgenti adiacenti, da quelle della Val d’Agri e di Tramutola, perchè sono acque tossiche, torbide e a comportamento colloidale, con alcuni caratteri fisico-chimici molto simili a quelli delle acque di scarto petrolifero.
Sono acque povere o prive di ossigeno, a pH e temperatura molto più alti di quelli delle acque della Val d’Agri, ricche di sodio, cloruri, solfati, fosfati, fenoli, idrocarburi, tensioattivi, gas, metalli quali bario, boro, vanadio, piombo, alluminio, ferro, manganese, stronzio, zinco, rame, nichel. La composizione delle acque di queste due polle è molto variabile nel tempo, ed in particolare le concentrazioni delle sostanze presenti sono variabili, forse anche perchè si tratta di fluidi che si mescolano con acque meteoriche di falda. Questo è il motivo per cui una sola analisi non basta a caratterizzare queste acque, ma ci vuole un monitoraggio. Un altro aspetto singolare è che sono state osservate variazioni di portata anche ad intervalli giornalieri.
La sua tesi da alcuni è contestata. Esistono prove che escludano la reiniezione e che le cause sono da ricercare altrove? Dopotutto c’è la famosa sorgente di Tramutola da cui sgorga petrolio.
Sì, qualcuno ha contestato la mia tesi, dichiarando che non ci sarebbero affinità tra le acque di Cd. La Rossa e quelle reiniettate nel pozzo Costa Molina 2, in base essenzialmente a differenze di assetto isotopico delle due acque e all’assenza di “ammine filmanti” nelle acque di Cd. La Rossa. Una conclusione che non condivido. Innanzitutto le acque di Cd. La Rossa non scorrono inalterate in una tubazione, ma nel sottosuolo, dove sono soggette a processi idrogeologici che ne possono modificare le caratteristiche fisico-chimiche originarie, come interazioni geochimiche acqua/roccia e mescolamenti con altre masse d’acqua. Le acque di Cd. La Rossa sono acque mescolate, ed è noto che l’assetto isotopico risultante dal mescolamento di acque diverse “diventa intermedio tra la composizione di ciascuna delle acque mescolate” (Kendall e Caldwell, 1998). Poi c’è anche il problema della velocità dei flussi sotterranei che può essere molto lenta, anche di millimetri al giorno e anche meno, per cui le acque che fuoriescono oggi in Cd. La Rossa potrebbero essere molto più vecchie di quelle degli eventuali equivalenti che vengono reiniettati nel pozzo Costa Molina2. E’ noto dalla letteratura scientifica e dalle varie analisi delle acque reiniettate a Costa Molina 2, che la composizione delle acque di scarto petrolifero può essere molto variabile nel tempo, anche a causa degli additivi chimici usati. In quanto poi all’assenza di ammine filmanti nelle acque di Cd. La Rossa, bisognerà trovare dei lavori scientifici che documentino come le ammine “filmanti”, cioè sostanze che hanno la capacità di creare dei film protettivi sui materiali per evitarne la corrosione, possano essere dei buoni traccianti in acque sotterranee che scorrono per qualche chilometro tra i pori e le fessure delle rocce. In quanto alle acque di Tramutola, si tratta di acque molto diverse da quelle di Cd. la Rossa, essendo prive di gran parte delle anomalie di queste ultime, ma con significativa presenza di idrocarburi.
Perché lei è così convinta della sua interpretazione?
Per me e per il Prof. F. Ortolani, con cui nel 2016 ho pubblicato un lavoro scientifico sull’argomento, questa rappresenta l’interpretazione più probabile sulla base dei dati scientifici a tutt’oggi disponibili prodotti da noi e da ricercatori dell’INGV e del CNR di Tito Scalo sull’assetto strutturale del sottosuolo. Si tratta ovviamente di deduzioni scientifiche, perché non possiamo osservare direttamente i processi dei fluidi nel sottosuolo. Mi farà piacere cambiare idea quando qualcuno documenterà scientificamente una interpretazione alternativa, ma a tutt’oggi dopo tre anni questo non è ancora accaduto.
In copertina le acque di Contrada La Rossa, fornita dalla Prof.ssa Colella
3 commenti
Massima stima per la prof. Colella e per i suoi studi, molto più attendibili delle risposte date al problema dalle Istituzioni
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